Bilancio in positivo per Pupi Avati. A 83 anni il celebre regista ripercorre la sua carriera e parla del suo rapporto con il tempo che passa. Ospite al programma L'ora solare, il maestro del genere horror-gotico ricorda i difficili esordi nel cinema.
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Pupi Avati e l'esordio della sua carriera nel cinema
«Lavoravo in una catena di surgelati – ha ricordato Avati ai microfoni di Tv2000 –. Mi permise di sposare una delle più belle ragazze di Bologna. Andavo in giro per i supermercati a promuovere i surgelati, ero un missionario. Per un po' mi è piaciuto, perché c’era competizione e noi eravamo i migliori. Poi la cosa dopo un po' mi stancò».
Fu solo la provvidenziale visione di un film con Mastroianni ad aprigli la strada del cinema. «Mi resi conto del ruolo del regista e della sua importanza nel raccontare le cose. Rimasi tutto il pomeriggio e tutta la sera al cinema, con la consapevolezza di cosa potesse essere il cinema. Mi precipitai al bar dai miei amici e gli dissi di andare a vedere 8½ di Fellini. Era il 1968, un anno meraviglioso, e decidemmo di fare un film: io ero Gesù che dava un ruolo a tutti gli apostoli, che stava facendo la squadra per combattere la grande battaglia».
Un misterioso imprenditore (si seppe poi trattarsi del costruttore edile Carmine Domenico Rizzo) pensò a finanziare l'esordiente regista e ne nacquero i due film horror Balsamus, l'uomo di Satana (1968) e Thomas e gli indemoniati (1970). «Siamo riusciti a fare due film, a fare delle cose che hanno più a che fare con la favola che con la realtà.
Pupi Avati e il tempo che passa
A oltre 50 anni di distanza, Pupi Avati comincia ad avvertire il peso della vecchiaia, ma anche in questo caso ammette di essere dotato di "poteri speciali" che gli consentono di superare la malinconia per il tempo che passa. «Io ho 83 anni e non sono allegrissimo, perché sento i titoli di coda arrivare. Da giovani ci faceva paura il buio e facevamo la pace con quelli con cui avevamo litigato. Io ora voglio fare pace con il mondo. Un espediente che suggerisco alle persone che hanno questo timore è di convocare le persone che ti sono state care. Devi chiamarle tutte per nome. Io ne ho una marea, a cominciare dai miei genitori. Senti un calore, non ti senti più solo – assicura il cineasta de Il signor Diavolo – senti una grande festosità nella tua stanza, con persone a te care che ti rassicurano e ti privano della paura indotta dalla notte che viene, foriera di qualche problema. Invece di fare le preghiere normali, invoco i nomi a me care e la mia follia induce delle risposte».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Febbraio 2022, 18:24
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