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'Omicidio all'italiana', Maccio Capatonda e Herbert Ballerina a Leggo
di Michela Greco
«Quando ho visto cosa è successo alla Notte degli Oscar ho capito l’inutilità della vittoria, che spesso regala una notorietà molto fugace», dice Maccio Capatonda. Anche Acitrullo, il paese abruzzese di fantasia in cui è ambientato il suo Omicidio all’italiana, ha vissuto solo alcuni giorni di fama, ma grazie a un assassinio.
«Ho preso spunto dalle persone che sono andate a fare turismo all’Isola del Giglio o ad Avetrana dopo le relative vicende di cronaca. Ho capito che è un gatto che si morde la coda, perché i cosiddetti turisti dell’orrore sono stimolati da ciò che propongono i media, cioè intrattenimento ispirato da storie di omicidi», ha spiegato l’attore-regista, ieri direttore per un giorno di Leggo insieme a Herbert Ballerina.
Nel film, al cinema da domani, i due sono rispettivamente sindaco e vicesindaco di un paesino di 15 abitanti, tutti anziani. Un luogo remoto e dimenticato, senza internet né attrazioni, in confronto al quale Campobasso sembra una metropoli, finché il primo cittadino Piero Peluria non decide di attirare l’attenzione e risollevare l’economia con un omicidio costruito ad arte che ovviamente scatena il circo mediatico. In prima fila c’è Donatella Spruzzone, un mix tra la Bruzzone e la D’Urso interpretata da Sabrina Ferilli: «È affidato a lei il monologo chiave del film - ha sottolineato Marcello Macchia, vero nome dell’ex youtuber - ho voluto che il suo personaggio fosse verosimile e credibile al massimo, insomma non una macchietta, perché così avrebbe trasmesso più orrore. Omicidio all’italiana è una storia che vi terrà col fiato sospetto... in grado di fare il 40 per cento di scemi, ehm, di share».
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