A volte il grande schermo riflette la realtà, altre, invece, la anticipa. È il caso di Siccità, il nuovo progetto di Paolo Virzì, presentato in anteprima a Cinè, le giornate professionali di cinema di Riccione (5-8 luglio), e in arrivo in autunno per Vision Distribution.
Il regista toscano, in maniera quasi profetica, ipotizza un futuro prossimo dove l’acqua scarseggia e ne mostra le conseguenze con un cast corale (gli attori in scena sono diciotto, tra cui Valerio Mastandrea e Monica Bellucci).
«Ci siamo legati i piedi alla sedia – spiega il cineasta – per aspettare di consegnare il film alle sale. Ci abbiamo pensato in tempo di isolamento e lo abbiamo scritto in smart working. Ci siamo interrogati su cosa ne sarebbe stato di noi e abbiamo immaginato un futuro vicino, chiedendoci quali tracce la pandemia avrebbe lasciato nelle persone e nelle relazioni e quali sarebbero state le nuove paure e speranze. E abbiamo messo insieme un grande mosaico di storie».
I protagonisti, infatti, intrecciano le loro vicende con sapiente complessità: «Questo film – aggiunge – è una specie di preghiera laica su cosa verrà dopo.
Ed è proprio questo che il regista mette in scena, quella che definisce una «brulicante umanità: violenta, disperata, buffa, ambiziosa infelice o sola con uno sfondo sociale che non pensavamo fosse così contemporaneo. Si svolge in un arco temporale di tre giorni a Roma dove si vede il Tevere essiccato perché non piove da anni. A metterlo in scena troviamo attori che sono grandi solisti e che io faccio suonare in un’orchestra. Vederli in azione è stato un piacere».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Luglio 2022, 22:32
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