Variante Delta o, come si diceva prima, variante Indiana e resistenza del vaccino: servono nuovi criteri di analisi dei tamponi con un'alta carica virale per riuscire a individuarla. L'appello a modificare quanto prima i criteri per lo screening del Covid 19 arriva dal virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca. «Al momento non abbiamo una fotografia precisa della circolazione di questa variante, contrariamente a quanto avviene in Gran Bretagna, dove è attivo un programma nazionale per il sequenziamento», ha detto il virologo all'Ansa.
La procedura attuale consiste nel fare il tampone e, se positivo e con un'alta carica virale, si procede a un secondo test, studiato per verificare in modo specifico la presenza della variante Alfa, ossia la variante inglese secondo la vecchia terminologia. «Questo andava bene mesi fa, quando era un'eccezione trovare la variante Alfa, ma oggi - osserva Broccolo - la variante Alfa è presente nel 95% tamponi positivi». Vale a dire che «Alfa è ormai il nuovo virus di base», che ha sostituito la versione del virus SarsCoV2 più diffusa fino a qualche mese fa. Considerando poi che, oltre alla variante Delta, anche la Beta (ex Sudafricana) e la Gamma (ex Brasiliana) «sfuggono ai vaccini dopo la prima dose e in alcuni casi dopo la seconda».
Ed è proprio la variante Delta di Sars-CoV-2, che sta facendo schizzare nuovamente il numero dei contagi nel Regno Unito, «preoccupa, anche per il focolaio a Milano dove ha colpito un vaccinato». Lo dice all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano.
«In Francia via l'obbligo di mascherine all'aperto dal 30 giugno? Noi aspettiamo ancora un attimo per una valutazione. Vediamo fine luglio come obiettivo per toglierle all'aperto».
Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Giugno 2021, 10:15
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