Dormire (meglio) nel weekend diminuisce il rischio di infarto e ictus: la ricerca

Recuperare il sonno perduto nei fine settimana può avere un effetto positivo sulla salute cardiaca. A rivelarlo, una ricerca pubblicata sulla rivista «Sleep Health»

Dormire (meglio) nel weekend diminuisce il rischio di infarto e ictus: la ricerca

di Graziella Melina

Il mondo della ricerca continua ad occuparsi del sonno. E, soprattutto, di ciò che lo disturba, interrompe il riposo e limita il benessere dell’organismo. Tre gli ultimi studi che ci offrono nuovi stili di vita per migliorare le nostre nottate. Recuperare il sonno perduto nei fine settimana può avere un effetto estremamente positivo sulla salute cardiaca: secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Sleep Health, la diminuzione dei rischi di infarto e ictus è netta tra chi usualmente dorme meno di 6 ore a notte. In alcuni casi, i pericoli di eventi cardiovascolari tra queste persone scendono addirittura di circa il 60%. L’indagine condotta su 3.400 volontari per un anno ha osservato che per ottenere un crollo dei rischi decisivo, è necessario dormire almeno due ore in più del solito durante gli week-end. Ricercatori della "Nanjing Medical University" in Cina hanno studiato la quantità del sonno dei volontari ogni giorno della settimana, hanno tenuto in conto possibili fattori di rischio cardiovascolari ed hanno osservato che, in generale, chi recuperava il sonno perduto il sabato e la domenica veniva colpito da meno problemi cardiaci. 

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IL RAPPORTO

La associazione tra il recupero nei fine settimana e la diminuzione di rischi cardiaci è risultata molto forte tra quelli che dal lunedi al venerdi dormono meno di 6 ore a notte, si legge nel rapporto. La American Academy of Sleep Medicine raccomanda che tutti i giorni della settimana gli adulti dormano un minimo di 7 ore a notte. Lo stress, sappiamo, fa dormire male. Ma come influisce sul nostro organismo? Attiva in modo improprio dei neuroni dell’ipotalamo che causano microrisvegli durante la fase di sonno non Rem.

La loro inibizione potrebbe rappresentare una nuova via per combattere l’insonnia. Lo indica uno studio condotto dai neuroscienziati della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, che pubblicano i risultati su Current Biology. I ricercatori hanno monitorato la regione del cervello che regola il sonno oltre che la temperatura corporea scoprendo che durante la fase di sonno non Rem (assenza di movimenti oculari e rallentamento delle funzioni corporee) si attivano ritmicamente i neuroni Vglut2 che comunicano attraverso il neurotrasmettitore glutammato. Questi stessi neuroni, più attivi durante la veglia, si sono rivelati responsabili dei microrisvegli. In caso di stress, la loro attività risulta aumentata.

L’OROLOGIO

Un sonno irregolare, inoltre, potrebbe aumentare il rischio di demenza, secondo una ricerca pubblicata su Neurology, condotta su oltre 88 mila pazienti. Avere un riposo regolare significa andare a letto e svegliarsi tutti i giorni all’incirca alla stessa ora. Esattezza dell’orologio. «Le raccomandazioni per la salute del sonno spesso si concentrano sulla quantità consigliata, che è di 7-9 ore a notte, ma c’è meno enfasi sul mantenere orari regolari», spiega l’autore dello studio Matthew Paul Pase, dell’Università di Monash a Melbourne. I risultati suggeriscono che la regolarità del sonno di una persona è un fattore importante per il rischio di demenza. Le persone con il sonno più irregolare avevano il 53% in più di probabilità di sviluppare la demenza rispetto alle persone che andavano a dormire con regolarità. «In base ai nostri risultati, le persone con sonno irregolare potrebbero aver bisogno solo di migliorare la loro regolarità per prevenire la demenza», conclude Pase.


Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Dicembre 2023, 22:12
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