Il condono conviene ai furbetti: «Risparmi fino a 12mila euro l'anno»

Il condono conviene ai furbetti: «Risparmi fino a 12mila euro l'anno»
Il condono conviene ai furbetti, che ci guadagneranno fino a 12mila euro l'anno, quasi 50mila per quattro anni. I calcoli del Consiglio nazionale dei commercialisti non lascia spazio a dubbi: il condono governativo previsto all'articolo 9 del decreto fiscale permetterà, secondo una simulazione fatta dai professionisti di fisco, tasse e calcoli, a chi farà affiorare redditi non dichiarati ai fini fiscali e pensionistici di risparmiare (in media) «fra 9.000 e 12.000 euro all'anno». E ciò grazie alla dichiarazione integrativa «speciale» al 20% rispetto a quello che si sarebbe pagato dichiarando fin dal principio l'intero reddito, o utilizzando la dichiarazione integrativa «ordinaria», che non prevede sconti sulle imposte dovute.

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Secondo i calcoli del Consiglio nazionale dei commercialisti, gli sconti ottenuti con la 'pace' fiscale «possono arrivare a quadruplicarsi, nel caso in cui le integrazioni vengano fatte per tutti e quattro gli anni di imposta potenzialmente interessati, dal 2013 al 2016», senza contare «l'ulteriore vantaggio dell'azzeramento delle sanzioni amministrative che, con la dichiarazione integrativa 'ordinaria', sarebbero risultate, comunque, dovute». I professionisti hanno realizzato dei raffronti, in corrispondenza dei diversi livelli di reddito, tra quanto sarebbe stato pagato per Irpef, addizionali regionali e comunali, Irap e contributi previdenziali in caso di reddito dichiarato sin dal principio «per intero», e di reddito dichiarato solo in parte e, successivamente, integrato con la dichiarazione integrativa «speciale».

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L'ipotesi del risparmio più cospicuo (11.978 euro in un anno e 47.910 per quattro anni) emerge dalla simulazione su un reddito di 100.000 euro da dichiarare, di cui ne siano stati resi noti 70.000, e usando la 'leva' dell'integrativa per 30.000 euro. «Abbiamo elaborato alcuni esempi che applicano il limite complessivo dei 100.000 euro considerando una volta sola lo stesso presupposto imponibile che viene fatto emergere per più imposte diverse», spiega il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, evidenziando, inoltre, come sarebbe «altamente irrazionale, prima ancora che ulteriormente restrittiva», l'applicazione del limite, «nel senso di moltiplicare un medesimo presupposto per il numero di ambiti impositivi per cui rileva contestualmente». Su questo fronte, a giudizio del numero uno della categoria professionale, «sarebbe auspicabile un miglioramento del testo, durante l'iter parlamentare», al fine di «renderlo più chiaro».

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Ieri, infine, i commercialisti, nel corso di un'audizione nella Commissione Finanze della Camera, hanno affrontato pure il 'nodo' delle sanzioni in vista dell'obbligo di fatturazione elettronica fra privati dal primo gennaio 2019. Nel decreto fiscale si prevede «la disapplicazione delle sanzioni, per il primo semestre del periodo d'imposta 2019, se la fattura è emessa in formato elettronico entro il termine di effettuazione della liquidazione periodica dell'imposta sul valore aggiunto», ma «sarebbe opportuno», dicono, estenderle alle violazioni di tutto il periodo d'imposta 2019.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Ottobre 2018, 11:54
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