«Da Rugantino a Twitter a noi la battuta ce piace»

«Da Rugantino a Twitter a noi la battuta ce piace»
La goliardia romani al tempo dei social. Da Rugantino a Twitter, dagli stornelli ai post. C'è un filo sottile che lega ogni generazione di romano. A spiegarlo è Gigi Proietti. «Il romano è così, certe cose le ha nel dna. Le respira nell'aria della città, nella sua storia, nelle sue periferie».
Ecco, il cavallo di battaglia è proprio lontano dal centro. E molto è dovuto proprio al dialetto, al romanesco.
E Gigi lo sa bene: «Sono cresciuto al Tufello. È lì che ho cominciato a capire lo spirito del romanesco: un dialetto che - a differenza del napoletano, che è una vera e propria lingua, con delle precise regole lessicali - si presenta come un modo di parlare in continua evoluzione. Al Tufello c' era gente che veniva da ogni parte. Non posso dire che si parlasse romanesco; ma si romanizzava qualsiasi cosa, dai testi delle canzoni ai termini stranieri».
L'ironia come stile di vita. La voglia di sorprendere, di far ridere, di stupire e di primeggiare pur sapendo di esser perdenti in partenza. Il romano è così. C' è poco da dire: ai romani je piace, parafrasando uno slogan girato per Roma da Proietti.
Nei suoi personaggi come Mandrake in Febbre da Cavallo le battute venivano da se, forse perché c'era la concorrenza con Montesano, un altro che di Roma, goliardia e romanità ha parecchio da dire. Su quel set raccontano i protagonisti molti sketch venivano davanti la macchina da presa. (F. Pas.)
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Aprile 2018, 05:01
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