Giorgio Gobbi: «Ricciotto e la sveglia al Marchese del Grillo, il mio set quarant'anni dopo»

Giorgio Gobbi: «Ricciotto e la sveglia al Marchese del Grillo, il mio set quarant'anni dopo»

di Stefania Cigarini

Quei colpi di fortuna che nello spettacolo, e nella vita, capitano raramente e che poi bisogna amministrare con intelligenza. L’attore Giorgio Gobbi l’ha saputo fare. E sì che il suo battesimo del fuoco, poco più che pischello, è stato a fianco del mostro sacro Alberto Sordi, in un film che è culto e campione d’incassi - Il Marchese del Grillo (1981) - firmato da un regista leggenda, Mario Monicelli. E che il suo personaggio, Ricciotto, il giovane compagno di burle del Marchese, sia tutt’ora un ruolo-icona.


 

Sul quale ha scritto un libro, S’è svejatooo!, di ricordi dal set
«L’ho fatto durante il lockdown, io, la gatta Paulette e grandi tazze di caffè. La richiesta è dell’editore, Santiago Maradei. Il titolo è mio. Le foto di scena, inedite, del grandissimo Enrico Appetito, un grazie alla figlia Tiziana». 


Più difficile scrivere o recitare?
«Recitare, questo libro è venuto di getto, volevo fare qualcosa di pop, nella migliore accezione del termine».


Ricciotto è stato un ruolo ingombrante
«Sì, ma anche una presenza affettuosa. Me ne sono distaccato una decina d’anni (ne aveva 23 all’epoca, oggi 63, ndr) con ruoli da cattivo, il boss Brusca per il regista Bonivento, il chirurgo assassino per De Maria, il professore killer per Sweet in Ris». 


Vero che Sordi non la voleva?
«E non aveva tutti i torti, avrebbe preferito Califano o Davoli. C’era troppa differenza d’età tra me e lui, 35 anni, per essere davvero due sodali. Monicelli però s’impose. Meno male».


D’altronde con quelle guanciotte e quei riccetti
«Difficile che mi facessero fare l’assassino, vero? Infatti ho fatto Luca il figlio bamboccione per Sordi che mi ha rivoluto ne Il tassinaro, poi il Conte Tacchia di Corbucci l’anno dopo, e molti ruoli simili. Invecchiando sono arrivate altre proposte».


Se il Marchese del Grillo vedesse Roma oggi, come commenterebbe?
«Mammmmamiaaaa come semo rovinati!, direbbe Onofrio vedendo questa città così in sofferenza. Sono pro Sindaca Raggi, credo abbia fatto bene, malgrado gli inevitabili errori, ma la situazione di Roma, anche quella pregressa, è quella che è. E poi, povero Marchese, con le chiusure di osterie, ristoranti e in divieto di assembramenti, ora non saprebbe proprio cosa fare».


Come è stato il rapporto con Sordi?
«Di continuità affettiva e di grande metodologia professionale.

Era molto scrupoloso sulla sceneggiatura, che rivedeva riga per riga con matita e gomma. Potevamo stare anche un’ora nella sua roulotte o in camerino a parlare di una scena che mi riguardava. I dubbi dell’inizio si erano dissolti e, a volte, chiedeva il mio parere. E mi fatto fare l’aiuto nel suo film Io so che tu sai che io so».


Oltre a Sordi e Monicelli?
«Sono debitore a Gabriele Lavia, per il teatro, che mi fece recitare nel Tito Andronico, nel 1982 all’Eliseo. Insieme a Sergio Rubini, mio amico fraterno, eravamo Chirone e Demetrio, Lidia Mancinelli era Tamora, Turi Ferro, Andronico e Massimo Foschi, Aaron. Con lui ho fatto anche un Riccardo III e Il volpone con Orsini e Carraro. Come Monicelli, Lavia è rigoroso, tosto, molto preciso ed esigente. È così che si cresce».


Effetti digitali nel cinema
«Non mi spaventano, come tutte le cose inventate dall’uomo, a partire dall’energia nucleare, tutto dipende da cose la si usa. Personalmente sono un fan dell’intelligenza artificiale e della realtà aumentata. Certo è che dal morfing di Cameron per Terminator ai motori del Piper per simulare la tempesta del Marchese del Grillo, bhé, ce ne passa».


Il lockdown e l’emergenza Covid
«Per il mondo dello spettacolo una prova durissima dal punto di vista economico. Dopo i primi tempi, però, sono tornato ad essere ottimista. Dobbiamo studiare, preparare nuovi progetti, farci trovare pronti per quando tutto ricomincerà».


I suoi progetti, allora
«Sono nel cast della serie tv Rai1, Il professore, con Alessandro Gassmann per la regia di Alessandro D’Alatri. Dovrei partecipare ad un film italo-svizzero (la sua seconda nazionalità, ereditata da mamma, ndr). Poi una follia, io, Pino Ammendola e Pietro Buontempo stiamo provando uno spettacolo teatrale, Uomini da marciapiede, quasi certi che non andremo in scena, ma vale ugualmente come impegno per noi stessi. Un lavoro che inizia in maniera esilarante e termina in maniera diametralmente opposta. Infine sarò ospite a Canale 5, ho fatto un bel tampone, e via!

Giorgio Gobbi, “S’è svejatooo! Ricciotto racconta Il Marchese del Grillo (Bibliotheka, prefazione di Max Tortora, interviste a Roberto Rossellini, Gianna Gissi e Lorenzo Baraldi, Paola Comin. Dal 12 novembre 2020 in libreria, 120 pagine, 16 euro, anche su Amazon e formato digitale


Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Gennaio 2021, 08:37
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