«Storie bastarde»: Ostia, da Pasolini ai boss, a teatro con Fabio Avaro

«Storie bastarde»: Ostia, da Pasolini ai boss, a teatro con Fabio Avaro

di Paolo Travisi
Ostia. Gente perbene e “malandrini”. Sono le Storie Bastarde raccontate nei monologhi di Fabio Avaro, tra umorismo e critica sociale, tratte dal libro omonimo (Avagliano editore) di Davide Desario, direttore di Leggo. L’attore dà vita a una galleria di personaggi, per raccontare Ostia, tra gli anni Settanta e Novanta: una forbice temporale con la morte di Pasolini alle spalle e la violenza della malavita che avanza, in mezzo gli incontri con la gente comune, “i veri protagonisti”, che lo riportano agli anni dell’infanzia.
 
 

Perché ha scelto di fare uno spettacolo da questo libro?
«L’ho letto appena uscito perché parlava del mio quartiere, di luoghi e persone che conoscevo anch’io. Mi è piaciuto perché le persone comuni diventano protagonisti, mentre in altri romanzi restano solo sullo sfondo».
Il rapporto con l’autore?
«Andavamo nella stessa scuola, ma non eravamo nella stessa comitiva, però ci conoscevamo. Poi abbiamo preso strade diverse. Lui nel giornalismo io a teatro, insieme ad un amico comune Gabriele Pignotta, che mi ha incoraggiato a ricontattarlo per trasformare il libro in uno spettacolo. Cosi ci siamo ritrovati anni dopo, ormai uomini, raccontandoci le nostre vite e ho trovato una persona attenta alle tematiche del quartiere da cui entrambi veniamo».
Come ha trasformato i racconti del libro in uno spettacolo?
«Interpreto un attore che fa una prova generale a teatro, per mostrarlo ad un vecchio amico. Nel monologo racconto diversi personaggi, comici e allegorici, alternandoli a momenti più seri, dove c’è poco da ridere, come quando appare Maurizio Abbatino, futuro boss della Banda della Magliana». 
In quegli anni si viveva il quartiere. Oggi?
«All’epoca ci sentivamo come in una riserva indiana, si cresceva per strada, ora la vita di quartiere quasi non esiste più. Uno dei pochi quartieri vissuti è Testaccio, dove si fa la spesa all’alimentari».
Parliamo di lei. È stato difficile emergere venendo dalla periferia?
«Se non frequenti certi salotti è più difficile, ma a Roma ci sono teatri in ogni quartiere. Io e Gabriele Pignotta abbiamo iniziato ad affittarne a Testaccio per farci conoscere. Ci sono riuscito e sono felice».
Si è persa la romanità come elemento comico?
«No, nel repertorio della commedia o nel cabaret, genere che porto spesso a teatro, ma si è persa nella drammaturgia, perché i nuovi autori stanno tralasciando il racconto della romanità nella prosa». 
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Storie Bastarde, dal 21 al 24/02 al teatro Pegaso, v.le Cardinal Ginnasi 12, Ostia lido, 06/5665208
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Febbraio 2019, 07:00
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