Roma, preso l’ex boss della Magliana Nicitra. Gestiva slot ed estorsioni e guadagnava più di un casinò

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di ​Emilio Orlando
Era conosciuto con l’alias de “l’ingegnere” ma nella malavita nazionale era chiamato il “quinto re di Roma”. Salvatore Nicitra, un personaggio chiave nell’ambito della criminalità romana, originario di Palma di Montechiaro in provincia di Agrigento, arrivato nella Capitale dopo il confino impostogli negli anni ’70. Grazie ai rapporti che aveva tessuto con la banda della Magliana, era riuscito a stabilire un connubio criminale per il malaffare legato al narcotraffico, alle slot machine, all’usura ed alle estorsioni. Ieri mattina all’alba, i carabinieri nel nucleo investigativo di Via In Selci, con il comando provinciale di Roma hanno messo a segno uno dei più imponenti blitz anticrimine coordinato dal procuratore Michele Prestipino e da Nadia Plastina, due super magistrati impegnati in prima linea contro il crimine organizzato.

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Investigatori e inquirenti, dopo un’indagine certosina basata su un modulo investigativo efficace e veloce, hanno ricostruito anni di scorribande criminali a Montespaccato e risolto cinque omicidi risalenti agli anni 80, quello di Paolino Angeli, di Franco Martinelli e quello dei fratelli Roberto e Valentino Belardinelli. In quel contesto va ricercato e individuato anche il movente del delitto in cui venne ucciso Antonio Bocchino nel 2013 davanti al sua sala giochi.

«Il re di Roma Nord», dal temperamento pacato, secondo l’ipotesi accusatoria della procura è considerato il signore indiscusso delle slot machine all’ombra del Colosseo e con modalità mafiose gestiva su l’installazione ed il controllo remoto delle apparecchiature per il gioco d’azzardo, settore che secondo i modelli di economia criminale risulta essere quello maggiormente permeabile alle infiltrazioni mafiose.

Le slot machines, collocate presso numerosi esercizi commerciali di Montespaccato e Primavalle erano regolarmente dotate di autorizzazione di pubblica sicurezza e sottoposte al controllo dei monopoli, erano gestite in maniera apparentemente lecita dai prestanome di Salvatore Nicitra, ma con una serie di artifizi informatici e “alchimie” finanziarie riuscivano ad evadere l’imposta statale del Preu generando guadagni da capogiro.
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Febbraio 2020, 07:49
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