Roma: Spagna, Barberini e Repubblica chiuse, il viaggio dentro l'inferno dei pendolari

Roma, stazioni metro chiuse: il viaggio dentro l'inferno dei pendolari. Riapertura? Forse 3 mesi

di Lorena Loiacono, Emilio Orlando e Francesco Balzani
Non più il caos, ma un silenzio desolante che accompagna una progressiva desertificazione del centro storico tra l’ira dei pendolari, dei residenti e dei commercianti. «È una vergogna che con tutto il disagio che siamo costretti a subire da mesi ci facciano ancora pagare il biglietto e l’abbonamento mensile». È una delle tante proteste che ogni giorno i pendolari inferociti dalle chiusure delle stazioni della linea A della metropolitana di Repubblica, Barberini e Spagna, lanciano nei confronti dell’amministrazione capitolina.
Ieri in orari differenti Leggo ha documentato cosa succede lì sotto. Atmosfera, lo stato d’animo dei viaggiatori che improvvisamente hanno dovuto cambiare percorsi ed abitudini di vita per andare a lavorare e l’aria che si respira. Stipati sui vagoni come nei carri bestiame, lunghe code in prossimità delle biglietterie automatiche ed ai tornelli, gente accalcata con bagagli e pacchi per scendere o salire dai treni alla fermata metrò di Termini che è uno degli nodi di scambio nevralgico del trasporto pubblico romano. «Per quanto ancora dovremmo sopportate questo calvario – denuncia Roberto P., impiegato al Ministero del Lavoro – che ogni giorno ci costringe ad uscire da casa almeno un’ora prima per arrivare in orario a timbrare il cartellino». Inferociti anche quei pendolari che dalla provincia vengono a Roma perché dipendenti nei tanti uffici pubblici intorno alle fermate chiuse. Sono ben quattro i ministeri ed un migliaio i vari uffici dove lavorano più di un milione di impiegati che sono ridotti ormai allo stremo delle forze per raggiungere le loro scrivanie. Una scena spettrale quella che balza subito agli occhi a piazza della Repubblica, completamente deserta. «Sembra di essere tornati indietro agli anni ’70 – racconta Antonino R. che lavora da quarant’anni in un bar storico del centro. Quando la metro ancora non c’era, lo scenario era come questo, tranne che per le automobili che oggi affollano la piazza».
Un pessimo biglietto da visita per i turisti che scelgono sempre meno la Capitale come meta. «Vengo da Milano a Roma un paio di volte la settimana per lavoro. – dice Giuseppe B. - “La passione” inizia appena scendo dal treno per andare in via Bissolati. Senza il metrò, con il trolley a mano diventa un problema arrivarci a piedi. La cosa curiosa è che anche nella mia città in questo periodo ci sono problemi con la metropolitana».

L'INCHIESTA SEGRETA DELLA PROCURA: «SPARITI I FONDI PER LE SCALE MOBILI» 
La stazione Repubblica riaprirà (anzi dovrebbe riaprire) il 15 maggio. Barberini e Spagna, se tutto va bene, tra almeno 2 mesi. Lo scandalo sulle fermate della metro chiuse al centro di Roma che disorienta i turisti e fa infuriare i romani, però, potrebbe avere anche un risvolto giudiziario più ampio rispetto al previsto e che quindi potrebbe allungare ancora di più i tempi. Le tre stazioni sono state infatti messe sotto sequestro dalla Procura e, almeno per il momento, non dovrebbe essere accolta la richiesta di dissequestro. 
Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti sono finiti, infatti, anche diversi dirigenti dell’Atac riguardo le opere di manutenzione delle suddette stazioni. Sarebbe stato impiegato solo il 15% della somma inizialmente stabilita per mettere a norma scale e ascensori. Il resto è praticamente sparito. Dodici tra funzionari della municipalizzata dei trasporti e dipendenti della ditta di manutenzione sono già sotto inchiesta per frode in pubbliche forniture, ma la macchia d’olio potrebbe allargarsi. L’indagine - condita da alcune intercettazioni - sarebbe nata dopo il crollo della scala mobile a stazione Repubblica del 23 ottobre scorso, quando rimasero ferite 24 persone, per lo più tifosi del Cska Mosca. Sotto sequestro anche Barberini (anche qui scale rotte) così come a Spagna, dove permane “una grave compromissione della sicurezza”. 
Praticamente tre tra i luoghi più belli di Roma sono inaccessibili ai turisti, ma pure i romani stanno incontrati diversi problemi. La “drammatica” manutenzione degli impianti aveva convinto proprio Atac a rescindere il contratto con il consorzio Metroroma scarl, che nel 2017 aveva vinto l’appalto con un ribasso del 49,7%. Ma l’indagine potrebbe aprire nuovi e più inquietanti scenari. «Un atto dovuto - aveva affermato la sindaca Virginia Raggi - chi è responsabile deve pagare». Eppure già nel 2017 scale mobili e ascensori delle metropolitane funzionavano ampiamente sotto gli standard previsti dal contratto, arrivando a performance del 81% a fronte di un indicatore di qualità fissato al 96,5%. Nel frattempo, via a un nuovo appalto per la manutenzione e all’utilizzo di nuove navette bus al centro della capitale, ma in questo clima di totale assenza e col rischio di un nuovo scandalo la riapertura delle tre stazioni storiche resta un rebus. 

STAZIONI CHIUSE? E GLI SCIPPI SI AZZERANO
Non sono solo i commercianti a lamentare un drastico calo degli affari. La vita difficile non è solo per i pendolari e i viaggiatori che faticano a raggiungere il posto di lavoro, ma anche per l’esercito dei manolesta, che avevano creato nelle stazioni della metropolitana del centro un business molto redditizio. Con la chiusura delle tre fermate della linea A di Repubblica, Barberini e Spagna i borseggiatori hanno cambiato modus operandi e le zone dove derubare le loro “prede”.
Adesso si sono spostati sugli autobus di linea e sui mezzi di superficie, dove la calca e la ressa dei turisti in fila per attendere i mezzi pubblici è maggiore. Agiscono in men che non si dica anche all’aperto, hanno affinato in tempi lampo la tecnica criminale, tanto che qualcuno ipotizza che nei campi rom ci siano delle scuole di borseggio. La metropolitana della Capitale, da sempre croce e delizia dei romani e dei visitatori della Città Eterna, oltre che dai pendolari è stata sempre utilizzata anche dai ladri di portafogli, che sulle metro di Londra chiamano pickpockets. 
Da Anagnina a Furio Camillo, da Re di Roma ad Ottaviano passando per San Giovanni, Termini e Spagna, la linea A è stata sempre terreno di caccia per la microcriminalità predatoria. Basti pensare che per ogni migliaio di viaggiatori si contano almeno una decina di borseggiatori. Dove sono finiti oggi, con la chiusura delle fermate che fino alla loro chiusura erano le più gettonate dalle bande di criminali? Le denunce per borseggio, quello che il codice penale definisce “furto con destrezza”, che prima delle chiusure se ne registravano centinaia al mese nella tratta da Termini a Piazza Barberini, si sono quasi azzerate. Ma nonostante ciò il fenomeno si è spostato. I carabinieri da sempre in prima linea per contrastare il fenomeno, continuano a fare arresti e servizi preventivi in altri punti strategici.
Durante le ore di punta, proprio per la maggiore presenza di viaggiatori e pendolari che si ammucchiano durante la salita o la discesa dai convogli, i manolesta agiscono in prossimità dei nodi di scambio, come dalla linea A alla B o sul bus 64 e alla fermata del 40, dove c’è una concentrazione importanti di turisti che visitano la città. Non possono tirare un sospiro di sollievo nemmeno coloro che utilizzano le navette messe a disposizione dagli alberghi per spostarsi. Bande di ladruncoli ben organizzati fanno razzia, oltre che di portafogli e smartphone, anche di bagagli e valige, utilizzando lo stratagemma di creare un diversivo per distrarre l’attenzione ed agire in pochi istanti.

LA RIAPERTURA? FRA 3 MESI
Questa volta potrebbe volerci tanto tempo, addirittura fino a 3 mesi, per vedere riaprire le tre fermate della metropolitana A chiuse per problemi alle scale mobili. Ma intanto il Centro rischia il collasso e i commercianti insorgono: «Almeno aprite la Ztl». 
La combinazione micidiale, che vede serrate le stazioni di Repubblica dal 23 ottobre scorso, Barberini e Spagna, si era già verificata poco prima di Natale ma è durata in tutto due settimane. Oggi però la situazione è diversa. A seguito del guasto della scala mobile di Barberini, a cui la settimana scorsa è letteralmente saltato uno scalino, Atac ha deciso di fare le dovute verifiche anche sugli impianti di Spagna e di revocare il mandato alla ditta appaltatrice che si occupava della manutenzione degli impianti nella metropolitana. Atac chiederà un risarcimento danni, anche se la ditta Metroroma scarl vinse l’appalto nel 2017 quando gli impianti in funzione già non splendevano per efficienza. 
Ma intanto l’attesa dei passeggeri rischia di allungarsi ulteriormente, fino a 3 mesi, visto che sarà necessario assegnare di nuovo il servizio e, come dimostrato sul fronte buche e asfalto, il Campidoglio a 5 Stelle è ben contrario a dare appalti in affido diretto, nonostante l’emergenza. Nel frattempo in Atac hanno rimesso l’incarico anche 10 ingegneri responsabili degli impianti che entro 90 giorni lasceranno l’azienda. A rimetterci non solo i passeggeri e turisti ma anche i commercianti del Centro: «Chiediamo che almeno resti aperta lo la Ztl – denuncia Gianni Battistoni, presidente di via Condotti – che qualcuno metta gli avvisi perché i turisti acquistano carnet di biglietti per poi scoprire che non possono scendere». Infine, ieri, in serata anche a Flaminio si sono fermate le scale mobili della stazione: rivolta dei passeggeri.


E SULLE NAVETTE SI STA SCHIACCIATI COME SARDINE
Navette al posto della metro, il caos è servito e il Centro resta inarrivabile. I bus partono dalla stazione Termini e da piazzale Flaminio ma a stento, dopo due giorni, sanno a che ora mettersi in moto con turni e tragitti tutti da scoprire. Gli autisti fanno il possibile, di fronte a passeggeri e turisti smarriti. La ressa di fronte alla stazione Termini nelle ore di punta è ingestibile ma, trattandosi di percorsi interessati anche dai turisti, il caos dura tutta la giornata. Anche perché la maggior parte degli utenti non sa cosa fare. I turisti non sanno neanche che devono prendere la navetta e non la metro, per raggiungere piazza di Spagna. Le corse dei bus navetta sono state raddoppiate ma il servizio ancora non è a regime o, meglio, non riesce a garantire la copertura della portata della metropolitana che, nel frattempo, fila via di corsa raggiungendo Termini-Flaminio in pochissimi minuti. Neanche il tempo di capire che non ferma. Senza contare che, dalla scorsa estate, via Tomacelli è diventata pedonale e l’assenza dei bus, deviati su altre strade, ora si fa sentire più che mai.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Marzo 2019, 09:37
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