Luca Barbarossa: «Canto la mia Roma con Anna Foglietta e Fiorella Mannoia», sul palco anche gli amici Ambrogio Sparagna e Mannarino

Luca Barbarossa: «Canto la mia Roma con Anna Foglietta e Fiorella Mannoia», sul palco anche gli amici Ambrogio Sparagna e Mannarino

di ​Rita Vecchio
“Roma è de tutti” torna in patria. Dopo Sanremo e il tour per l’Italia, Luca Barbarossa, domani sera, sarà alla Cavea del Parco della Musica. 

Finalmente Roma. 
«Qui si chiude il tour teatrale. Sarà una festa in un giorno di festa per la città. Tutti i brani del disco per un concept di undici capitoli e il percorso che mi ha portato al disco. Con me tanti amici». 

Fiorella Mannoia. E poi?
«Lo sente che silenzio assordante?» 

Allora i nomi li faccio io. Ambrogio Sparagna, Anna Foglietta?
«Sì. Con lui il progetto di musica popolare con il repertorio romano. E Anna, una delle prime insieme alla Mannoia e a Paolo Genovese ad ascoltare le canzoni». 

Mannarino? 
Silenzio. 

Silenzio assenso. E il tour estivo? 
«Sì. Piazze, anfiteatri, festival». 

Un carriera ricca. 
«Ho avuto fortuna. Ho incontrato gente stimolante. De Gregori, per fare un nome». 

E la radio? 
«Devo molto a Radio2 Social Club. Si canta dal vivo e si scambiano idee, come fosse un caffè delle arti. Sembrava un mezzo antico e invece è attuale che sa raccontare meglio della tv». 

Cantare in romanesco poteva essere un azzardo. 
«Sì, ma tutto sta nel rapporto affettuoso tra me e chi mi segue. Non ho mai cercato scorciatoie e il successo facile, o scritto per fare la hit dell’estate».

La sua Roma? 
«Vista con gli occhi dell’amore. Madre, amante, punto di riferimento. In questo momento, è uno di quei figli che ha più bisogno di altri». 

Cioè? 
«I romani ne hanno subito di tutti i colori. Roma è stata ferita nell’orgoglio. Si è ridotta a miserabile assemblea di condominio».
Dove sta il problema? 
«Nella mala politica. Viviamo nel luogo in cui chiunque diventa ministro di qualsiasi cosa. “Roma è de tutti” è una chiamata alla responsabilità verso un paese intero. Roma è capitale universale di cultura e storia. E invece di occuparsi di questo, deve pensare a alla spazzatura, a coprire le buche e ad aggiustare fogne». 

Un ricordo? 
«Mio nonno mi portò in via Margutta a vedere il posto dove salvarono un bimbo ebreo. Un ricordo rimasto sotto pelle e diventato canzone».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Giugno 2018, 09:49
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