Giuseppe Zeno: «Metto in scena i segreti dello show business»

Giuseppe Zeno in scena al sala Umberto di Roma con Non si uccidono così anche i cavalli?

di Simona Santanocita
Giuseppe Zeno diventa mattatore nello spettacolo Non si uccidono così anche i cavalli, tratto dal romanzo di Horace McCoy che, già nel 1935, svelava - tra emozioni e sorrisi paragonabili a quelli degli odierni reality show - il cinico sistema dello show business.

«Sono un esuberante presentatore di una gara di ballo che interagisce molto con il pubblico, cercando di creare un ponte fra palco e platea» spiega 

Cosa le piace del ruolo? 
«Che il mio personaggio si senta all’inizio un vincente, un grande burattinaio, per scoprire poi che anche lui è un burattino, costretto a cedere alle richieste del pubblico, e a inventarsi sempre qualcosa di nuovo, di imprevisto e perfino di rischioso per i concorrenti al fine di inchiodare gli spettatori alle poltrone». 

Un pubblico sempre diverso 
«Sì, e questo mi ha offerto un ampio margine d’improvvisazione, in uno spettacolo che si rinnova proprio in base al luogo, agli spettatori, e all’atmosfera che si crea di volta in volta». 

Quanto è attuale questo spettacolo? 
«Nel disagio che abbraccia ogni ambito dell’intrattenimento, per esempio, legato alla visibilità più che ai contenuti, e all’esigenza di spettacolarizzare la sofferenza del prossimo, del privato, delle cose più intime, come carne buttata in scena nel modo più becero». 

Ha fatto parte della giuria di Amici Celebrities, cosa pensa dei talent? 
«Sono un mezzo per far emergere una vocazione, e al di là della tecnica, quel che ho potuto vedere su quel palco è stata la passione e la capacità di trasmettere emozioni attraverso il canto e il ballo». 

Maria De Filippi le ha offerto degli spunti per il suo ruolo? 
«Assolutamente sì. Il suo aplomb nel portare avanti il meccanismo così complesso di un programma televisivo live e dal ritmo serrato mi ha fatto anche riconsiderare l’ esuberanza forse eccessiva infusa nel mio personaggio». 

Dove la rivedremo? 
«In una miniserie Rai, e ancora in un altro spettacolo teatrale». 

Subisce lo stress delle tournée? 
«No lo vivo come un piacere, a tratti faticoso e impegnativo; ma pur sempre un grande piacere. 

Quanto è esigente professionalmente con se stesso 
«Lo sono al 100%. Se non lo fossi, rischierei di adagiarmi sul già fatto, sul già visto, sull’accontentarmi, e questo non mi rappresenta né mi soddisfa». 

Cosa vuol dire fare il suo mestiere? 
«Mettersi in gioco totalmente e non sedersi mai sugli allori. In ogni ruolo, anche già affrontato, ci metto la stessa grinta, la stessa curiosità e cerco di muovere il mio personaggio emotivamente fino in fondo, proprio come in questa parte che interpreto». 

L’aspetto impegnativo del suo mestiere 
«L’organizzazione rigida e capillare della vita, soprattutto del proprio privato; ma ribadisco che fai un mestiere che ti piace e quando lavoro e passione coincidono si è appagati». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Settembre 2019, 12:49
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