Gianluigi De Palo su Leggo: «Dare la vita non è morire»

Gianluigi De Palo su Leggo: «Dare la vita non è morire»

di Gianluigi De Palo

Sono due giorni che a casa non parliamo d'altro. Sarà perché un po' mi riconosco nella sua storia e perché ho un paio di amici sacerdoti che lo conoscevano personalmente. Sarà perché anche lui era cresciuto in un oratorio. Sarà perché era un padre e aveva tre figlie piccole. Sarà perché ci accomuna l'amore per l'Africa.
So solo che da due giorni appena vedo un'immagine dell'ambasciatore Luca Attanasio una lacrima (e forse anche qualcosa in più di una lacrima) mi bagna il viso. E ha fatto bene questo giornale a ricordare anche le altre due vittime: il carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo. Non ci sono vite di serie A e vite di serie B. La morte fa male sempre. E non ci abitueremo mai alla sofferenza. Gabriele mi chiede preoccupato cosa sia successo, «perché è morto quel signore dal sorriso simpatico?». Non lo so, figlio mio. Non c'è un perché. Ma ti posso assicurare che dai vari racconti che mi hanno fatto su di lui, che non è stato ucciso. Ha dato la vita. E non è la stessa cosa.
occhidipadre@leggo.it


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Febbraio 2021, 14:17
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