Monza, banda spaccia al parco tra i giochi dei bambini

Droga e risse in pieno giorno. Tredici indagati: giro d'affari di mezzo milione di euro

Monza, banda spaccia al parco tra i giochi dei bambini

di Simona Romanò

Le panchine erano il loro "negozio", spacciavano tra le altalene dove avrebbero dovuto giocare i bambini. E non mancavano le risse, a suon di coltelli, in pieno pomeriggio, per l'egemonia del traffico. Una banda di pusher africani, marocchini e nigeriani, aveva trasformato il parchetto  nel cuore di Monza, a due passi dal Duomo, tra le vie Gramsci e Artigianelli, in una centrale di spaccio di cocaina, hashish e marijuana, aperta ogni giorno con orario continuato, dalle 7 alle 19.

L'operazione "Icaro"

A sgominare il traffico, dopo mesi di indagine, nell'ambito dell'operazione battezzata Icaro, gli agenti della questura di Monza, diretta da Marco Odorisio: all'alba di ieri, hanno eseguito 13 misure cautelari (8 in carcere e 5 divieti di dimora nel capoluogo Brianzolo), disposte dal gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica di Monza, oltre a decine di perquisizioni e sequestri. Sono 17 gli indagati: 12 originari della Nigeria, quasi tutti richiedenti l'asilo politico, e 5 del Marocco, irregolari. Quotidianamente, partendo dai vari domicili - tra Monza, Lissone, Villasanta, Desio, ma anche da fuori Lombardia, come Sondrio - si radunavano per spacciare nel giardinetto pubblico. «Il procedimento si trova in fase di indagine preliminare e le responsabilità penali verranno accertate all'esito del giudizio», precisa la polizia.


Fiumi di droga e risse continue

Un via vai continuo di clienti che proseguiva da mattina a sera. I nigeriani vendevano il "fumo", mentre i marocchini erano i loro fornitori e piazzavano anche la cocaina. «Ai pusher sono contestate oltre 2.500, tra cessioni e detenzioni di sostanze stupefacenti di varia natura, che vanno dalla singola dose ad interi "panetti" di hashish, per un valore complessivo di oltre mezzo milione di euro», spiegano i detective che, coordinati dai pm Sara Mantovani e Salvatore Bellomo, hanno ricostruito il fiorente spaccio con le telecamere spie, piazzate per mesi vicino le panchine e tra le fronde degli alberi, oltre che con le intercettazioni telefoniche tra pusher e clienti. «Nel giardino gli indagati esercitavano un controllo del territorio, monitorando gli accessi e, all'occorrenza, usando anche una spregiudicata violenza come testimoniato sia dai numerosi esposti presentati dai residenti della zona, sia dai frequenti interventi delle pattuglie», aggiungono i poliziotti. Come il regolamento di conti, a febbraio 2022, con un pusher ferito a coltellate sotto gli occhi dei cittadini.
riproduzione riservata ®


Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Febbraio 2023, 10:49
© RIPRODUZIONE RISERVATA