Silvia Romano, la Procura "salva" gli haters: «Non ci furono minacce». Chiesta l'archiviazione

Silvia Romano, la Procura "salva" gli haters: «Non ci furono minacce». Chiesta l'archiviazione

Gli hater di Silvia Romano la faranno franca. La Procura di Milano ha infatti chiesto l'archiviazione per il caso degli insulti via social alla giovane cooperante rapita in Kenya nel novembre 2019 e liberata in Somalia lo scorso 9 maggio, al centro di una campagna di odio dopo il suo ritorno e la notizia della sua conversione all'Islam. Quelle che ha ricevuto Silvia via social non sono state infatti minacce ma ingiurie e insulti, secondo quanto risulta dagli accertamenti della Procura milanese. Ora la parola passa al giudice.

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No minacce, ma ingiurie

L'inchiesta coordinata da Alberto Nobili responsabile dell'antiterrorismo milanese e affidata al Ros, inizialmente aperta per minacce aggravate, ha portato, dopo i successivi approfondimenti sui molti messaggi di 'haters' (solo alcuni non individuati) apparsi sui social e riferiti alla ragazza, a ritenere che anche le frasi inizialmente ritenute minatorie postate non configurassero il reato ipotizzato ma che andassero qualificate come ingiurie (non è più reato) e insulti diffamatori.

I magistrati, che hanno chiesto dunque l'archiviazione dell'indagine, avevano anche interpellato Facebook per individuare chi si nascondesse dietro una decina profili fake. E poichè Silvia Romano ha ritenuto di non sporgere denuncia (necessaria per procedere con le indagini per diffamazione) il fascicolo tempo fa è finito all'ufficio gip con allegata una istanza di archiviazione. 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Gennaio 2021, 19:29
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