Il relatore della proposta di referendum Stefano Bruno Galli: "Con una forte vittoria del sì la Lombardia avrà più potere per negoziare l'autonomia con Roma

Il referendum autonomia spiegato dai uno dei suoi padri: "Ecco che cosa succede se vince il sì"

di Elisa Straini
Stefano Bruno Galli, capogruppo Lista Maroni, studioso di storia delle dottrine politiche. In Consiglio Regionale è stato relatore della proposta per il referendum per una maggiore autonomia alla Lombardia. Domenica i lombardi su che cosa sono chiamati a votare?
«Il referendum consultivo per l’autonomia, collocato a monte della trattativa con il Governo prevista dalla Costituzione, è finalizzato a ottenere un ampio mandato in previsione del negoziato».
Che cosa cambia se vince il sì?
«Vincerà il sì e con ampia affluenza. Sarà allora possibile aprire la trattativa per conquistare una maggiore autonomia politica e amministrativa su una piattaforma di 26 materie, alcune delle quali sono davvero importanti. Faccio solo un esempio: le pensioni integrative. Mi pare il modo migliore per ringraziare gli anziani che, con il loro lavoro, hanno reso grande questa regione».
Il Pd sostiene che per ottenere più autonomia si potrebbe avviare direttamente la trattativa con Roma, come sta facendo l’Emilia Romagna, ed evitare un referendum già costato 55 milioni. Perché secondo voi, al contrario, è necessario farlo?
«Il regionalismo differenziato, cioè l’opportunità offerta alle Regioni a statuto ordinario virtuose e con i conti a posto di chiedere una maggiore autonomia, esiste dal 2001. In 16 anni tutti i tentativi messi in atto sono naufragati, nessuna Regione ha mai ottenuto nulla. Si tratta quindi di un articolo inattuato della Costituzione. Con il referendum, che è davvero necessario, cerchiamo di farlo funzionare. Se il presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini riuscirà a fare ciò che in 16 anni non è riuscito a nessuno, il merito sarà solo nostro. È evidente il carattere strumentale dell’operazione di Bonaccini per depotenziare il referendum lombardo».
Con la Lombardia voterà anche il Veneto. Questo può aprire la strada a referendum in altre Regioni? A questo punto quale processo potrebbe innescarsi?
«Un effetto domino: dopo Lombardia e Veneto, anche Emilia Romagna, Piemonte, Toscana. Si potrebbe giungere a una riorganizzazione del regionalismo, premiando quelle realtà in cui ha funzionato e prendendo per mano, accompagnandole verso lo sviluppo, quelle realtà in cui non ha funzionato. Sarà una rivoluzione copernicana».
Quali sono le differenze con la situazione spagnola e il referendum per l’indipendenza della Catalogna?
«La Catalogna si è collocata al di fuori della Costituzione, quella lombarda è un’iniziativa che si colloca nell’alveo della costituzionalità.
Il nostro è un atteggiamento di grande responsabilità istituzionale e di grande lealtà costituzionale».

Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Ottobre 2017, 23:30
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