Paolo Rossi: "A teatro amo improvvisare, sono come George Best"

Paolo Rossi. "A teatro amo improvvisare, sono come George Best"

di Ferro Cosentini
«Da piccolo mi vedevo come Mick Jagger, poi acquistando peso ho finito per assomigliare a Carlo Ancelotti».
Paolo Rossi non si prende mai sul serio e questa è la sua forza. Sa che può farlo. Come dimostrerà in “Il re anarchico e i fuorilegge di Versailles”, in scena al Teatro Menotti da giovedì.
Perché il sottotitolo “da Molière a George Best. Quarta stagione completa”?
«Diciamo che il mio rapporto con Molière è seriale. Sono alla mia quarta e ultima tappa attorno al drammaturgo francese. Il sottotitolo spiega l’anima dello spettacolo, basato sul teatro d’improvviso. I riferimenti al calcio, sul palco, affiorano qua e là e il mitico Best, per me, è il massimo improvvisatore della storia del calcio».
Con lei c’è Lucia Vasini, insieme dirigete un cast di talentuosi attori e musicisti. Lo avete definito un varietà onirico tra teatro, canzoni e danze popolari: sarà improvvisazione pura?
«Sì, anche se in questo genere teatrale oltre al talento servono regole militari. Il brivido maggiore è che vai senza rete. L’improvvisazione andrebbe insegnata nelle scuole, così come la musica. Ma seriamente».
E ora che ha una certa età, perché non se la fa lei una scuola?
«Scherziamo? Sarebbe come se un comico fondasse un partito... Poi, più che nelle scuole credo nella gavetta: la mia è l’ultima generazione forse ad averla fatta. La mia accademia di West Point si chiama Fo, Jannacci, Gaber».
Cosa direbbe Moliére dell’Italia di oggi?
«Non so cosa direbbe lui.
So cosa dirò io, in un certo momento dello spettacolo. Di questi tempi, piuttosto che leggere ciò che scrivono i quotidiani su ciò che succede, preferisco sfogliarmi “La Gazzetta dello Sport”. Mi sembra più entusiasmante».

Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Giugno 2018, 08:16
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