Arianna Scommegna al Teatro Gerolamo: «Porto sul palco le contraddizioni di Piero Ciampi»

Arianna Scommegna al Teatro Gerolamo: «Porto sul palco le contraddizioni di Piero Ciampi»

di Ferruccio Gattuso

Ferruccio Gattuso Un cantautore “per pochi” su un palcoscenico per pochi: lo storico Teatro Gerolamo rialza il sipario su uno spettacolo che rievoca – in un “racconto anarchico e poetico” – il livornese Piero Ciampi, morto nel 1980 a 46 anni A dare volto e voce a questo racconto è Arianna Scommegna, protagonista di E bastava una inutile carezza a capovolgere il mondo, in cartellone dal 10 al 13 giugno (piazza Beccaria, ore 20, dom ore 16, ingresso 25/10 euro). Tornare sull’artista Ciampi è, per l’attrice, figlia di Nicola Di Bari, un modo per ripercorrere una stagione musicale, quella degli anni Settanta, irripetibile.

Com’è nata l’idea di uno spettacolo dedicato a Ciampi?

«Dovevamo andare in scena in autunno scorso, poi la chiusura dei teatri. È un progetto nato in forma di studio, pensato nei quarant’anni della morte dell’artista. A convincermi è stato il regista Massimo Luconi, direttore dello storico Festival di Radincondoli. Ma ci sono anche motivi più antichi, diciamo così».

Quali? «Ciampi fu artista originale ma sfortunato, dal successo incerto, in anticipo sui suoi tempi. Le sue maggiori soddisfazioni risalgono agli anni Settanta, un’epoca d’oro del cantautorato italiano.

Lo fu anche per mio padre, che di Ciampi cantò anche il brano Io e te, Maria e che ci diceva di amarlo. In casa papà ci parlava degli artisti che stimava, ma ci teneva lontano da quel mondo. Era protettivo verso la sua famiglia».

Ciampi fu artista di talento e uomo controverso, vittima dell’alcol e a tratti violento: lo spettacolo rievoca questi volti?

«Raccontiamo Ciampi solo attraverso le sue canzoni e le sue parole. Alcuni suoi testi diventano monologhi in prosa. Lì dentro c’è tutto dell’uomo e dei suoi errori. Ma il giudizio va dato sull’artista».

Una cosa che dovrebbero comprendere gli attivisti della “cancel culture”.

«L’uomo è contraddizione: non c’è nulla di burocratico e preordinato in un essere vivente. Siamo esseri anarchici. E chi fa cultura deve saper dividere l’uomo dall’artista».

Come vive il ritorno sul palco a Milano?

«Con grinta. Noi attori dobbiamo riconquistare la gente al teatro. La pandemia, in questo senso, è entrata nelle menti. Ma ripartiremo tutti insieme, ne sono certa».


Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Giugno 2021, 06:45
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