Violi: «Ambulanze nel caos, servizio da ripensare. Magari come negli Usa»

Violi: «Ambulanze nel caos, servizio da ripensare. Magari come negli Usa»

di Angela Calzoni
Dario Violi, portavoce in Regione dell’M5S ed ex candidato governatore, che cosa sta succedendo al servizio del 118 in Lombardia?
«Dopo la riforma del settore voluta dal governo Monti, il servizio è stato affidato a una serie di associazioni distribuite sul territorio, che si reggono su una minoranza di professionisti e centinaia di volontari. Il risultato è che il settore dell’emergenza e dell’urgenza è nel caos, e costa pure troppo: oltre 200 milioni di euro all’anno».
Tutta colpa dei bandi?
«Non si riesce a capire come mai ci siano cooperative che vengono da altre regioni, perfino dalla Calabria, e vincono dei bandi facendo concorrenza a associazioni storiche, che hanno centinaia di volontari e che a quei prezzi non riescono a garantire il servizio. Gli ospedali, però, non si fanno nessuna domanda e continuano a fare gare come se niente fosse».
Incidono anche i turni troppo lunghi dei soccorritori?
«Alcune Croci chiedono ai dipendenti di fare turni aggiuntivi da volontari nonostante la legge lo vieti. Il sistema informatico di Areu permette di sapere chi è a bordo dei mezzi di soccorso, ma i controlli sono troppo blandi. In caso contrario, emergerebbe immediatamente se qualcuno fa due turni, uno retribuito e uno no, magari anche di fila».
Equipaggi composti solo da volontari, per consentire alle Croci di contenere i costi, non sempre però intervengono al meglio.
«In tanti casi non hanno la formazione necessaria. I medici notano spesso che i volontari non stabilizzano i pazienti e danno a tutti l’ossigeno, anche quando non è necessario. Così, quando il malato arriva in pronto soccorso, bisogna aspettare almeno 45 minuti perché il sangue torni normale e si possa intervenire».
Come si può risolvere il problema?
«Servono paramedici professionisti, assunti direttamente dagli ospedali. Adesso magari un’ambulanza arriva da Monza e deve portare il paziente all’ospedale di Bergamo: i soccorritori non conoscono bene le strade, la struttura e i medici. Si perdono minuti preziosi. Se invece si crea una squadra che vive all’interno del pronto soccorso, come avviene in Germania e negli Usa, il servizio migliora».
E il budget?
«Facendo un po’ di ordine, si potrebbero allineare anche i costi».

Ultimo aggiornamento: Lunedì 21 Maggio 2018, 06:30
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