Leonardo La Russa, l'ipotesi violenza di gruppo e il buco di tre ore: «Dove siete andati?». E spunta un'altra ragazza

Leonardo La Russa, l'ipotesi violenza di gruppo e il buco di tre ore: «Dove siete andati?». E spunta un'altra ragazza

di Redazione web

La ragazza che ha denunciato per violenza sessuale Leonardo Apache La Russa, terzogenito 21enne del presidente del Senato Ignazio La Russa, sta ripercorrendo davanti ai pm, negli uffici della Polizia di Stato, il racconto di quanto accaduto la notte tra il 18 e il 19 maggio, prima nella discoteca Apophis di Milano e poi a casa dell'ex compagno di scuola. La sua versione dei fatti, depositata in procura in sette pagine divise in 23 punti, insieme al referto della clinica Mangiagalli e alla conversazione via chat con l'amica che era con lei nel locale, è l'unica ad oggi disponibile: La Russa non ha finora parlato. Proprio dai messaggi scambiati via Whatsapp, emergono alcuni punti su cui potrebbero virare le indagini: un buco di tre ore e la presenza di un'altra ragazza che potrebbe dare testimonianza di quanto accaduto. Nel pomeriggio, i pm sentiranno anche le altre due ragazze: l'amica con cui ha scambiato i messaggi e la conoscente incontrata in discoteca. 

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L'amico dj

Intanto è stato identificato, ma non indagato, l'amico di Leonardo Apache La Russa, il quale - indicato come 'Nico' il deejay -, avrebbe partecipato alla serata. Secondo il racconto della 22enne, «Leonardo e il suo amico avevano avuto un rapporto con me e mia insaputa. Leonardo mi dichiarò che Nico si era fermato a dormire in un'altra stanza in medesimo appartamento» si legge nella denuncia del 29 giugno scorso. L'eventuale iscrizione nel registro degli indagati del deejay trasformerebbe il reato in violenza di gruppo.

 

Il buco di tre ore

La mattina del 19 maggio, la ragazza che ha denunciato la violenza sessuale si è svegliata nel letto di Leonardo La Russa. Da qui ha cominciato a ricostruire quanto accaduto a partire dalla sera precedente in uno scambio di messaggi con l'amica che era con lei in discoteca. Dalla chat emerge come la ragazza non ricordasse nulla dell'accaduto e che fosse stato lo stesso Leonardo a dirle di aver avuto un rapporto sessuale. È, invece, l'amica a ipotizzare che il ragazzo possa averle messo della droga in un drink. Dalla conversazione, però, emerge anche quello che sembrerebbe essere un "buco" di tre ore nella serata. «Alle tre ho chiamato un taxi, ti ho anche chiesto se volessi tornare con me, ma dicevi di voler stare con lui», scrive l'amica. Mentre la ragazza dà un altro orario: «Sono tornata alle 6, da quello che dice lui (La Russa jr, ndr)». «Impossibile, dove siete stati dalle tre alle sei», chiede l'amica. Una domanda alla quale potrebbero dare risposta le telecamere di sorveglianza. 

L'altra ragazza

Nella chat spunta anche il nome di un'altra ragazza, che avrebbe trascorso la serata in discoteca e avrebbe incontrato la 22enne che ha denunciato La Russa jr. prima che bevesse quel drink che - sempre secondo i messaggi scambiati con l'amica - l'avrebbe fatta diventare «strana». Il so nome salta fuori quando la ragazza, preoccupata che qualcuno potesse averla vista e di quello che sarebbe accaduto dopo. «Che non esca la cosa. Spero non mi abbia vista nessuno». L’amica: «Tranquilla, solo la...(nome di ragazza, ndr)». Si tratta di una conoscente, che sarà ascoltata oggi dai pm. 

La droga

L'ipotesi che emerge dallo scambio di messaggi tra le due ragazze è che la vittima della presunta violenza sessuale possa essere stata drogata: «Amo penso che lui ti abbia drogata, ma tu non mi ascoltavi ieri», scrive l'amica, che continua dicendo che stava «benissimo fino a quando lui ti ha offerto il drink, tu eri stata normale, eri stranormale. Avevamo fatto delle strisce (probabilmente di cocaina, ndr) anche lì all’Apophis», ma «è dopo il drink che sei diventata strana strana. Lo continuavi a baciare». La giovane, dunque, sarebbe già stata sotto effetto di stupefacenti assunti volontariamente, ma l'ipotesi è che possa essere stata drogata con un'altra sostanza: è questo uno dei punti cardine dell'inchiesta del pm Rosaria Stagnaro e dell’aggiunto Letizia Mannella.

La paura

La ragazza si convince, durante lo scambio di messaggi, di essere stata drogata: «Amo, mi ha drogata, per forza». Il momento è sottolineato anche della querela depositata dal suo legale, Stefano Benvenuto. L'amica la incalza: «Pensi ti abbia stuprata?». La riposta è sempre un «non ricordo», al quale si aggiunge il timore per le conseguenze: «Lascia stare. Che non esca la cosa», «spero non mi abbia vista nessuno». «Spero lo denunci», le dice l’amica. Durante la chat con l'amica, la presunta vittima arriva alla conclusione: «Mi ha drogata.

Mi ricordo tutto perfettamente fino a un certo punto (...). Ma ti rendi conto... Che vergogna. Sto uscendo. Non ho parole... Inizia pure a girarmi la testa… Sono terrorizzata, sto aspettando (che Leonardo) mi porti le mie cose», «vestiti e cose varie. No, me ne vado».

Il padre 

Sul caso che vede coinvolto Leonardo La Russa ha deciso di rompere il silenzio il papà della 22enne che ha denunciato la violenza sessuale: «Da quella notte mia figlia è devastata». Il papà della 22enne che ha denunciato Leonardo Apache La Russa, ultimogenito del presidente del Senato Ignazio La Russa, parla di quanto accaduto con Repubblica auspicando che nelle indagini non influisca il peso politico della seconda carica dello Stato.

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«Mia figlia è devastata, spero in indagini oggettive»

«Spero che chi deve indagare e giudicare - ha detto il papà della 22enne - sappia valutare oggettivamente i fatti, indipendentemente dalla potenza politica del padre».

«Se verrà dimostrato quello che racconta mia figlia, e io credo a mia figlia - ha aggiunto il genitore della giovane donna -, lei resterà segnata per tutta la vita. Non ho dubbi su quello che racconta. Da quella notte, mia figlia è devastata».

La tegola sul governo

L'indagine sul figlio di Ignazio La Russa, accusato da una ventiduenne di violenza sessuale, è un'altra tegola sul governo in una situazione di alta tensione sui temi della giustizia. Anche se nell'Esecutivo è considerata «un'altra cosa» rispetto all'inchiesta che riguarda la ministra Daniela Santanchè e all'imputazione coatta del sottosegretario Andrea Delmastro. Ma per Giorgia Meloni è pur sempre una complicazione ulteriore.

Dietro i silenzi ufficiali dell'intera maggioranza su questa denuncia di violenza sessuale, circola la ricostruzione secondo cui alla premier non siano piaciuti i toni delle prime dichiarazioni del presidente del Senato, con la «certezza» sull'innocenza del ragazzo e i «molti interrogativi» sulla denuncia presentata 40 giorni dopo.

Parole seguite da una precisazione nel giro di tre ore.

I duri attacchi dell'opposizione

Ma ormai l'opposizione aveva quanto basta per scatenare una serie di duri attacchi. Per la segretaria dem Elly Schlein, «è disgustoso sentire dalla seconda carica dello Stato parole che ancora una volta vogliono minare la credibilità delle donne che denunciano una violenza sessuale a seconda di quanto tempo ci mettono, o sull'eventuale assunzione di alcol o droghe, come se questo facesse presumere automaticamente il loro consenso».

È «vergognoso» secondo Angelo Bonelli (Avs) che La Russa, «interroghi il proprio figlio e lo scagioni: nulla di penalmente rilevante». Mentre Azione si tira fuori «dalla rissa sui casi giudiziari».

Giorgia Meloni serena

Meloni, dice chi le sta vicino, è «serena, sicura che la riforma della giustizia non si fermerà». Intanto, come capitato in altri venerdì, ha trascorso la giornata lontano da Palazzo Chigi. E non è un caso, osserva qualche ben informato nella maggioranza.

La vicenda La Russa e quella del figlio di Beppe Grillo

La vicenda del figlio di La Russa ha tratti in comune con quella del figlio di Beppe Grillo. In quella occasione la premier, che allora era all'opposizione, fu cauta ma criticò il fondatore del M5S per un video in cui a suo dire minimizzava un tema pesante come quello della presunta violenza sessuale.

Ad ogni modo, questa vicenda non viene accostata ai casi Santanchè e Delmastro. Quelli sono vissuti nel governo come tentativi di ostacolare la riforma della Giustizia, di fronte ai quali Meloni e il ministro Carlo Nordio intendono reagire accelerando. Da qui, all'indomani della dura reazione ufficiosa di Palazzo Chigi, con il sospetto che «una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione», c'è stata l'altrettanto decisa presa di posizione del ministero della Giustizia. Secondo fonti di via Arenula, «l'imputazione coatta» nei confronti di qualunque indagato, non solo Delmastro, «dimostra l'irrazionalità del nostro sistema» ed è «irragionevole». Quindi «è necessaria una riforma radicale che attui pienamente il sistema accusatorio», è la conclusione, accompagnata - e qui il riferimento è al caso Santanchè - dallo «sconcerto e dal disagio per l'ennesima comunicazione a mezzo stampa di un atto che dovrebbe rimanere riservato».


Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Luglio 2023, 17:24
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