Incendio Torre dei Moro: i pannelli che hanno preso fuoco montati prima dell'omologazione

L'incendio ha avuto origine da cause accidentali e si è generato «verosimilmente da un mozzicone di sigaretta ancora acceso gettato dall'alto»

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Pannelli montati prima dell'omologazione e una forma che ha contribuito a far divampare l'incendio. Sono due elementi della relazione dei vigili del fuoco sull'incendio alla Torre dei Moro di Milano. Il grattacielo di 18 piani che ha preso fuoco come una torcia il 29 agosto, senza per fortuna causare né vittime né feriti, era «caratterizzato da una forma geometrica con evidenti funzioni estetiche che però ha contribuito (fattore forma, comportamento materiali e ventilazione) allo sviluppo dell'incendio». Lo scrivono i Vigili del Fuoco del Nucleo investigativo antincendi in una relazione del 21 settembre depositata agli atti dell'inchiesta della Procura di Milano per disastro colposo.

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Sempre nella relazione si legge anche che i pannelli dei rivestimenti a «vela» della Torre dei Moro, vennero forniti dalla Alucoil, produttrice spagnola, alla Zambonini, che si occupava delle facciate per conto della Moro Costruzioni, «prima che venisse rilasciata l'omologazione da parte del Ministero dell'Interno» del 2010. E la «installazione» dei pannelli, fatti di «materiale» che contribuì alla «propagazione» del rogo, avvenne «in maniera difforme» a quanto «previsto dal Certificato di prova» e dalla «omologazione». 

Nella relazione, che riporta anche i risultati di una serie di prove effettuate e un'accurata ricostruzione fotografica del maxi rogo, viene spiegato che il materiale di cui erano costituiti i pannelli «sandwich» delle facciate «a vela», che avevano una «anima» di 3 millimetri di polietilene rivestita da due strati di 0,5 millimetri di alluminio, «ha contribuito allo sviluppo e alla propagazione dell'incendio». E una intercapedine che c'era tra la facciata e la struttura dell'edificio avrebbe generato il cosiddetto «effetto camino», che ha permesso alle fiamme di divorare in pochi minuti tutta la Torre.

Dalle analisi, scrivono gli investigatori, «si può concludere con ragionevole probabilità che l'incendio ha avuto origine da cause accidentali» e si è generato «verosimilmente da un mozzicone di sigaretta ancora acceso gettato dall'alto» e caduto nel balcone di un appartamento al 15esimo piano dove c'erano sacchi di spazzatura.

Non si può escludere, come ipotesi «estremamente rara», anche il cosiddetto «effetto lente» (una bottiglia di vetro che riflette i raggi solari e incendia un oggetto). In un'altra relazione di novembre, poi, i vigili del fuoco mettono anche in luce guasti e malfunzionamenti dei sistemi antincendio, tra cui l'assenza di acqua negli «idranti» e le pompe «praticamente fuorigioco».

La «sottile parete in lamierino di tamponatura» dei balconi ha «collassato», si legge nella ricostruzione, «sotto l'effetto termico» e poi «fiamme, fumo e calore hanno sviluppato nel cavedio» convogliando «i fumi caldi esternamente verso l'alto». Le «sporgenze delle due vele», si legge, rispetto alla struttura del grattacielo «hanno generato angoli che hanno favorito l'aumento delle temperature», lo «sviluppo verticale del fuoco» e «l'innesco dei materiali presenti». Nei «pannelli sandwich» della facciata esterna e dei balconi il «sottile lamierino interno ed esterno ha permesso al materiale gommoso formante l'isolamento interno di cambiare di stato a causa della temperatura divenendo in forma semiliquida e gocciolando vigorosamente all'interno del cavedio». E ciò ha permesso «in un tempo rapidissimo di generare altri incendi all'interno del condotto a base della Torre», mentre i pannelli cadevano «a terra infuocati».

Nell'annotazione viene anche segnalato «il testo internazionale dal titolo 'Rivestimento e sicurezza antincendio: Grenfell potrebbe accadere qui?», dove vengono «evidenziati i problemi che i rivestimenti a facciata hanno provocato a seguito di incendi» per cause accidentali, come quello della Grenfell Tower londinese del 2017 che causò 72 morti. Tra l'altro, gli inquirenti hanno analizzato pure un testo intitolato 'Report on the fire which occured at Torre del Moro' dell'ingegnere Frances Maria Peacock, esperta di incendi a livello internazionale. In più, nel lavoro dei vigili del fuoco in più passaggi si mettono in luce le 'falle' nella sicurezza sul fronte dei sistemi antincendio della Torre: l'acqua della riserva idrica, scrivono ad esempio, «non aveva di fatto la pressione sufficiente per essere portata ai vari piani dell'edificio dove era in corso l'incendio generalizzato». 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Novembre 2021, 18:10
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