Alessia Pifferi, il perito: «Le psicologhe svolsero interventi non appropriati»

La mamma 38enne è imputata per l’omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana di 18 mesi, abbandonata in casa una settimana a Milano a luglio 2022 e morta di stenti

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«A mio avviso l’intervento di due psicologhe, spesso in colloqui congiunti, con una frequenza elevata non era appropriata. Non era una situazione che potesse giustificare un intervento così intensivo come quello al quale abbiamo assistito». Così lo psichiatra forense Elvezio Pirfo, l’esperto nominato dalla Corte d’assise di Milano che ha stabilito, nella sua perizia, che Alessia Pifferi è capace di intendere e di volere.

 

 

La figlia Diana di 18 mesi morta di stenti 

La 38enne è imputata per l’omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana di 18 mesi, abbandonata in casa una settimana a Milano a luglio 2022 e morta di stenti.

 

«Alessia Pifferi capace di intendere e volere»

Il controesame dello psichiatra Elvezio Pirfo che ha ritenuto Alessia Pifferi, la donna accusata di avere lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, capace di intendere e volere, è stato fissato per il prossimo 15 marzo. La difesa ha chiesto infatti un rinvio, definito "pretestuoso" dal pm Francesco De Tommasi, per poter studiare gli allegati alla perizia disposta dalla Corte d'Assise di Milano.

Le ultime udienze, per la discussione, sono state fissate per il 13 maggio e il 10 giugno. Per il perito è da «escludere l'esistenza di disturbi deliranti, schizofrenie o disturbi di tipo maniacale. Non ci sono sintomi depressivi tali che facciano ipotizzare disturbi dell'umore depressivo maggiore» né «sintomi dissociativi tipo flashback o memoria frammentata».

Non sono stati riscontrati «deficit cognitivi» o «disabilità intellettiva». Dalla perizia sono invece emerse «mancanza di capacità empatica e dipendenza dall'altro», due elementi che però non arrivano «a configurare disturbi di personalità».

 

Gli avvocati: «Paralizzato il lavoro degli psicologi nelle carceri»

L'inchiesta parallela sul caso di Alessia Pifferi, che vede indagate l'avvocatessa Alessia Pontenani e le psicologhe che a San Vittore si sono occupate della donna, "ha paralizzato il lavoro nelle carceri" dal punto di vista della "assistenza psicologica" ai detenuti. Lo ha denunciato, nel corso del confronto nella maxi aula d'Assise d'appello indetto dalla Camera penale milanese, l'avvocatessa Antonella Calcaterra, esperta in diritti penitenziario ed esecuzione penale.

«Tutto ciò avviene - ha proseguito Calcaterra - in un momento in cui il sovraffollamento nelle carceri è sempre più drammatico e c'è dunque la necessità di interventi di assistenza e soprattutto di quelli previsti per tutti quei casi di isolamento dei detenuti».

Dopo le perquisizioni a carico delle psicologhe del caso Pifferi delle scorse settimane si è creata questa "paralisi" e «ora bisogna vedere - ha aggiunto Calcaterra - cosa succederà da questo momento in poi».

La Camera penale di Milano, in relazione all'indagine a processo in corso, ha parlato di interventi "intimidatori" del pm nei confronti dell'avvocatessa Alessia Pontenani e delle psicologhe. Nell'incontro ci sono stati molti interventi di rappresentanti della Camera penale, tra cui gli avvocati Federico Papa e Lorenzo Meazza.

 

(video LaPresse)


Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Marzo 2024, 13:16
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