La figlia muore nella strage di Viareggio, Daniela assiste a ogni udienza lavorando all'uncinetto: «Sennò urlerei in aula...»
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Il passatempo preferito mentre indossa la maglietta con la fotografia della sua Emanuela è ricamare centrini colorati intrecciando fili di gomitoli portati per l'occasione. Davanti ai giudici lavora, ricorda la figlia e attende la verità. E lo fa per ore. «Ho bisogno di concentrarmi in qualcosa che mi tenga un po’ staccata da certe parole e ragionamenti che sento fare lì dentro - dice al Corriere -, sennò non saprei trattenermi, brontolerei tutto il tempo perché, mi creda, ne sento di cose che mi fanno venire voglia di urlare...».
La figlia, Emanuela Menichetti, è una delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio. Era il 29 giugno quando un treno carico di Gpl deragliò arrivando alla stazione della città e nell’urto una delle 14 cisterne si ruppe. Il gas provocò un incendio in cui morirono 32 persone.
La sentenza è attesa per fine marzo e fino ad allora sono previste sedute in aula tre volte a settimana, per tutto il giorno. «La prescrizione ha fatto uscire da questo processo i reati di incendio e lesioni gravissime - spiega - Mia figlia è morta bruciata. Il fuoco le ha mangiato la pelle, come faccio ad accettare di cancellare la parola incendio?». Emanuela aveva 21 anni.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Febbraio 2019, 21:45
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