Santa Maria Capua Vetere, il Garante dei detenuti: «Ci sono video anche più violenti». L'allarme: «In Sicilia fatti analoghi»

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Violenze in carcere, non si placano le polemiche per quanto accaduto oltre un anno fa a Santa Maria Capua Vetere. E ci sono nuove denunce, con la rivelazione della presenza di video ancora più violenti nella struttura casertana e di fatti analoghi avvenuti in altre carceri italiane.

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«A Santa Maria Capua Vetere violenze ancora peggiori»

«Le foto e le immagini viste sono solo una parte, quelle più raccapriccianti ce le ha solo la Procura». Così il Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, in conferenza stampa sui fatti di Santa Maria Capua Vetere. L'uomo ha anche aggiunto: «Ai detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere è stato impedito di guardare la tv e di leggere i giornali nel giorno successivo all'esecuzione delle 52 misure cautelari nei confronti di altrettanti appartenenti al corpo di Polizia penitenziaria». Una versione confermata anche dalla Garante dei detenuti della provincia di Caserta, Emanuela Belcuore: «Sono balzata dalla sedia quando diversi familiari di detenuti mi hanno parlato di un blackout elettrico nell'istituto e che i detenuti non hanno potuto guardare la tv, e che i quotidiani regolarmente pagati non erano stati distribuiti. Ci è stato raccontato che alcuni agenti avrebbero riferito ai reclusi di voler dare loro i giornali, ma togliendo prima le foto degli agenti raggiunti da misure cautelari».

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Violenze in carcere, «a Barcellona P.G. fatti analoghi»

«Mi hanno riferito che al carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, ex opg, succedono cose inaudite. Prego la magistratura di far luce». Così Emanuela Belcuore, garante dei detenuti della provincia di Caserta, durante una conferenza stampa sui fatti di Santa Maria Capua Vetere. «Molti familiari campani che hanno detenuti lì mi hanno detto succedono cose inaudite - ha detto - ho scritto spesso al garante Sicilia e mi rivolgo alla magistratura affinché non ci sia un'altra Santa Maria Capua Vetere».

Violenze in carcere, il gip: «Episodi costanti, non isolati»

«La violenza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere non fu un fatto isolato, ma una costante nel rapporto tra gli agenti indagati e i detenuti». A sottolinearlo è il gip Sergio Enea, nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di 52 persone in cui viene sottolineato il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. La Procura della Repubblica, nel frattempo, ha presentato appello al Riesame contro la decisione del Gip di respingere alcune richieste di misure cautelari, come quella inflitta al provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone, sospeso dal servizio perché accusato di depistaggio e favoreggiamento, per il quale erano stati chiesti i domiciliari.

Il rapporto tra agenti e carcerati, fatto di violenza, è «inaccettabile» in uno Stato di Diritto, evidenzia Enea, rimasto particolarmente colpito dalla «assoluta naturalezza e mancanza di ogni forma di titubanza con cui gli indagati hanno sistematicamente malmenato le vittime».

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Violenze in carcere, Lamorgese: «Scene che non avrei mai voluto vedere»

«Le immagini sul carcere di Santa Maria Capua Vetere non avrei mai voluto vederle». Così il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese intervenuta a Trentola Ducenta (Caserta) per l'inaugurazione della mostra fotografica 'Diego Armando Maradona, il riscatto sociale attraverso lo sport'. «Su questa vicenda - aggiunge il ministro - le indagini della magistratura faranno il proprio corso, però bisogna anche dire che non possiamo criminalizzare un intero corpo della Polizia Penitenziaria sulla base di alcune persone», conclude la responsabile del Viminale.

Violenze in carcere, Cartabia: «Ferma condanna solo verso i responsabili»

«Sto seguendo con grande attenzione le vicende che meritano un approfondimento. Mi chiedo come sia possibile che siano accaduti fatti così gravi e di grande turbamento per tutti. Desidero rinnovare la mia vicinanza a tutto il personale delle carceri italiane». Lo afferma il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, oggi a Catania durante il suo intervento nel Palazzo di Giustizia. «Il loro lavoro - aggiunge- è tanto prezioso quanto difficile, quanto sottovalutato, che questo clima sociale rende più difficile. Molto spesso non guardiamo oltre le mura del carcere, ma dentro ci sono persone che svolgono un servizio essenziale per tutta la società e devono andare fieri sempre e portare con fierezza la divisa». «Per questo - conclude il ministro Cartabia- la condanna deve essere ferma».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 5 Luglio 2021, 12:46
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