«Pamela colpita con due coltellate a distanza di 20 minuti. La droga non c'entra con la morte»

«Pamela colpita con due coltellate a distanza di 20 minuti. La droga non c'entra con la morte»
La giovane Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi, non è morta per droga: delle lesioni riscontrate sul suo corpo due, alla base dell'emitorace destro, sono infatti vitali, ossia le sono state inferte da viva, e sono compatibili con un'arma da punta e taglio. Lo ha riferito in aula davanti alla Corte di Assise di Macerata Mariano Cingolani, medico legale che eseguì l'autopsia più approfondita sul corpo di Pamela. Cingolani è stato ascoltato oggi durante l'udienza del processo che vede imputato Innocent Oseghale, proprio per chiarire i dettagli dell'esame autoptico e le possibili cause della morte.

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Le due coltellate su parti vitali, secondo il consulente, potrebbero essere state inferte a distanza di un po' di tempo l'una dall'altra e non sono state immediatamente mortali: potrebbero essere passati da ognuna delle due coltellate alla morte almeno 15-20 minuti. Secondo il consulente il coltello trovato in casa dell'imputato «è compatibile» con le coltellate mentre la mannaia trovata «potrebbe essere stata usata nelle procedure di depezzamento». Secondo quanto dichiarato da Cingolani gli stessi elementi tossicologici «depongono sul fatto che la quantità di stupefacente» rilevata non è coerente con una morte per droga. Una «ecchimosi», riscontrata sul capo, «non ha contribuito in maniera apprezzabile alla morte» e potrebbe essere stata prodotta da un corpo contundente contro cui la vittima potrebbe aver urtato forse anche dopo una caduta.



Secondo il consulente della procura, la morte di Pamela potrebbe essere avvenuta nella «tarda mattinata o primo pomeriggio del 30 gennaio» comunque non oltre le ore 18.
Quanto al depezzamento del corpo di Pamela, Cingolani ha sottolineato che è stata «un'opera di disarticolazione tecnicamente molto raffinata» e fatta da una persona che «ha un minimo di competenza». Anche il lavaggio del cadavere è avvenuto con «accuratezza», ha osservato l'esperto.


Le coltellate all'emitorace e dunque al fegato, secondo l'esperto, sono state inferte quando Pamela era viva. Ci sono anche altre lesioni vitali riscontrate sui resti del corpo, ad esempio l'ecchimosi alla testa e a un avambraccio, ma non sarebbero da considerarsi collegate alla successiva morte della ragazza. Al momento del decesso Pamela Mastropietro «era sotto effetto di stupefacente», ha osservato poi il consulente tossicologico incaricato dalla procura, Rino Froldi, ascoltato nel corso dell'udienza insieme al consulente medico legale Cingolani. Secondo Froldi tuttavia i risultati degli esami effettuati non sono coerenti con una morte per overdose.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Marzo 2019, 19:33
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