Fase 2, il grido di allarme dei locali: «Impensabile riaprire con le regole del distanziamento sociale»

Fase 2, il grido di allarme dei locali: «Impensabile riaprire con le regole del distanziamento sociale»

di Nicole Cavazzuti
“È impensabile chiedere ai locali di riaprire con il distanziamento feroce che pare pretenderanno, per non parlare dell’ipotesi delle barriere in plexiglass”, sbotta Fabrizio Ghilardi, titolare del Wisdomless Club di Roma. E non diversamente Luigi Ferrario, proprietario di Casa Mia di Milano, osserva. “Ci trattano come carne da macello. Tornare a fare somministrazione a queste condizioni, con tutte le limitazioni di cui si parla in questi giorni, non è economicamente sostenibile. Se non vengono apportate delle modifiche alle misure previste ad oggi, perderemmo circa il 70% degli incassi. Quindi o si rinegoziano le spese fisse, dalla tassa dei rifiuti agli affitti, oppure aprire a queste condizioni significherebbe per molti locali fallire. Sarebbe importante avere un credito di imposta sugli affitti del 50% almeno fino a fine anno e del 30% nel 2021”.


Che lo Stato intervenga con un’iniezione di liquidità è l’auspicio che viene da ogni fronte. “Le misure prese a livello economico sono un’assoluta presa in giro. E il finanziamento di 25 mila euro è praticamente un atto di strozzinaggio. Il governo dovrebbe sostenerci in modo concreto”, sottolinea Davide Vitale, titolare della Pesa Pubblica di Milano.



Che lancia un’idea: “Io suggerisco di ribaltare l’approccio. Oggi il virus dà sintomi più lievi. Quindi, invece di obbligare tutti a mantenere a tempo indeterminato le misure di sicurezza imposte, perché non impegnarsi per proteggere le categorie che davvero sono a rischio di vita a causa del coronavirus? Non parlo di un “liberi tutti subito”. Anzi. Proporrei di mantenere le misure in atto fino a quando la popolazione a rischio non sarà munita di mascherine serie, ovvero le ffp2 e ffp3. Quelle chirurgiche sono solo un palliativo, dicono più specialisti”, chiarisce.

E infine specifica: “Per una strategia del genere serve tempo per raccogliere i dati, per attrezzarsi a livello logistico e per realizzare una forte campagna di comunicazione che informi le persone su come usare correttamente i dispositivi. In questa fase, lo stato dovrebbe sostenere le imprese a livello economico. Però così si creerebbero le condizioni per aprire”.

E dalla Sardegna l’imprenditore Gianmatteo Mariano di Porto San Paolo afferma: “Il 15 giugno riapriranno i collegamenti navali e gli aeroporti.
Noi qui siamo nella cacca. Abbiamo avuto paura del contagio, ora abbiamo timore della fame. Il turismo deve ripartire, dobbiamo lavorare”.

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Maggio 2020, 21:51
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