Che lo Stato intervenga con un’iniezione di liquidità è l’auspicio che viene da ogni fronte. “Le misure prese a livello economico sono un’assoluta presa in giro. E il finanziamento di 25 mila euro è praticamente un atto di strozzinaggio. Il governo dovrebbe sostenerci in modo concreto”, sottolinea Davide Vitale, titolare della Pesa Pubblica di Milano.
Che lancia un’idea: “Io suggerisco di ribaltare l’approccio. Oggi il virus dà sintomi più lievi. Quindi, invece di obbligare tutti a mantenere a tempo indeterminato le misure di sicurezza imposte, perché non impegnarsi per proteggere le categorie che davvero sono a rischio di vita a causa del coronavirus? Non parlo di un “liberi tutti subito”. Anzi. Proporrei di mantenere le misure in atto fino a quando la popolazione a rischio non sarà munita di mascherine serie, ovvero le ffp2 e ffp3. Quelle chirurgiche sono solo un palliativo, dicono più specialisti”, chiarisce.
E infine specifica: “Per una strategia del genere serve tempo per raccogliere i dati, per attrezzarsi a livello logistico e per realizzare una forte campagna di comunicazione che informi le persone su come usare correttamente i dispositivi. In questa fase, lo stato dovrebbe sostenere le imprese a livello economico. Però così si creerebbero le condizioni per aprire”.
E dalla Sardegna l’imprenditore Gianmatteo Mariano di Porto San Paolo afferma: “Il 15 giugno riapriranno i collegamenti navali e gli aeroporti.
Noi qui siamo nella cacca. Abbiamo avuto paura del contagio, ora abbiamo timore della fame. Il turismo deve ripartire, dobbiamo lavorare”.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Maggio 2020, 21:51
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