La lezione in Dad è emozionante, all'improvviso spuntano i 'Grazie' degli studenti. Il prof: «Abbiamo bisogno di stare insieme»

La lezione in Dad è emozionante, all'improvviso spuntano i 'Grazie' degli studenti. Il prof: «Abbiamo bisogno di stare insieme»

di Silvia Natella

La didattica a distanza ha messo alla prova studenti e insegnanti. Tra proteste, ricorsi e abbandoni scolastici spicca la storia del professor Gilberto Pellegrino e dei suoi ragazzi, che gli hanno manifestato gratitudine per i sacrifici compiuti in questi mesi con una sorpresa emozionante. Sembrava una mattina come tante altre, con webcam e monitor accesi, ma gli alunni del quinto ginnasio del Liceo Classico Giuseppe Palmieri di Lecce l’hanno resa speciale. Durante la lezione del prof. Pellegrino, docente di matematica e fisica, hanno avuto un’idea esemplare. «Non vedevo nessuno e mi stavo preoccupando, poi improvvisamente lo schermo del computer si è riempito di cartelli, con su scritto “Grazie”», racconta a Leggo l’insegnante. 

Leggi anche > La medicina per curare la Sma costa 2 milioni di euro, ma l'Italia non paga la cura ai piccoli con più di sei mesi di vita

L'intervista

«In una situazione non facile, non diamo nulla per scontato e siamo grati per il supporto, anche psicologico, fornito dai docenti. È una situazione nuova per noi, ma anche per loro», è la motivazione che gli adolescenti hanno dato a quel gesto semplice, ma commovente. «In questi mesi ho sempre cercato di parlare con loro, di dedicare i primi dieci minuti della lezione a quello che gli era capitato», spiega il professore parlando della sua esperienza in Dad.

L'emergenza

Sin da quando è scoppiata l'emergenza sanitaria il personale del liceo si è subito attivato per lavorare nel miglior modo possibile: «Dal primo momento ci siamo messi subito al lavoro. Abbiamo imparato a utilizzare questi strumenti e i ragazzi ci hanno aiutato perché sono nativi digitali. All’inizio è stato un po’ difficile, ora sentiamo la monotonia e la distanza; ci manca il rapporto fatto di sguardi. Ed è per questo che ho ridotto i contenuti, ma non mi preoccupo perché adesso non hanno la necessità di imparare, ma hanno bisogno di stare insieme, di interagire.  A qualcuno di loro è successo di prendere il Covid, ho cercato di tirarli su quando li vedevo un po’ tristi.

Non è facile entrare nelle case e violare la loro privacy. Si cerca di tranquillizzarli e di non farli preoccupare per il resto».

La speranza

Laddove gli strumenti mancavano si è provveduto: «Nella mia scuola tutti i ragazzi hanno sempre frequentato e hanno avuto la possibilità di essere in collegamento. L’istituto ha fornito gli strumenti venendo incontro alle famiglie. Non ci sono stati problemi». Adesso, però, prevale la stanchezza: «Occorre andare in presenza. Abbiamo già dimostrato di poter garantire la massima sicurezza e i ragazzi hanno sempre rispettato le norme. Quello che accadeva fuori dalla scuola e sui mezzi di trasporto non potevamo controllarlo, ma speriamo che se si dovesse rientrare in presenza tutto il resto possa essere adeguato».  

Le famiglie

Il gesto ha commosso anche le famiglie degli studenti, rassicurate nel vedere giovani consapevoli e coinvolti. «Sono stupita della forza che hanno dimostrato sia i ragazzi sia i professori. La Dad è un disastro. È difficile per un professore mantenere l'interesse degli alunni non avendoli di fronte. È difficile giudicarli, è difficile instaurare un rapporto umano. E allo stesso tempo anche per i ragazzi è un sacrificio stare chiusi in casa, senza contatti con i compagni, senza godersi il lato bello della scuola e della socialità. Quindi questa loro iniziativa è sorprendente e romantica insieme», aggiunge la mamma di un'allieva.

L'emozione

Per insegnare e trasmettere il proprio sapere ci vuole passione e quando si capisce di aver raggiunto l'obiettivo non si può essere che grati al proprio mestiere. «Ai ragazzi ho detto che a una certa età la lacrima è facile - aggiunge Pellegrino tornando con la memoria al momento in cui sono spuntati tutti quei 'Grazie' -. Non nascondo che mi è scesa la lacrima perché vedere ragazzi di 15 anni che ti dicono "grazie" per quello che stai facendo ti fa molto felice. Sei a contatto con bambini che diventano adulti e il tuo esempio per loro è molto importante. Non è un lavoro come tutti gli altri. Io insegno dal ’92, questa esperienza nessuno poteva immaginarsela. La ricorderò per sempre». 


Ultimo aggiornamento: Sabato 23 Gennaio 2021, 19:08
© RIPRODUZIONE RISERVATA