Le motivazioni del verdetto saranno depositate fra 30 giorni. «Non ci fermeremo fino a quando non si arriverà alla verità», hanno commentato dopo la sentenza i difensori di Farè, gli avvocati Fabrizio Busignani e Raffaella Servidio, annunciando ricorso in Cassazione. Secondo i legali, «Eva Sacconago era perfettamente capace di intendere e di volere» ai tempi della sua relazione con Farè, che sarebbe andata avanti dal 2002 (quando era ancora minorenne) al 2010. E ancora: «Questa sentenza - hanno aggiunto i difensori - smentisce categoricamente che Eva fosse affetta da un disturbo psichico» e fosse, dunque, in una situazione di inferiorità psichica rispetto alla religiosa. Già una perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'Appello di Milano, ed effettuata dallo psichiatra e criminologo Franco Martelli, aveva accertato, nelle scorse settimane, che la giovane «non era affetta da una patologia psichiatrica o da un disturbo di personalità».
Dall'analisi degli appunti, dei diari, dei messaggi (anche audio) ricevuti da Eva era emerso, però, che Farè aveva avuto un approccio con Sacconago caratterizzato da una «modalità avvolgente, ambigua e 'perversà».
Anche il sostituto pg Mazza ha parlato di un atteggiamento dell'imputata «di avvolgente sovrapposizione, sin da quando da piccola l'ha conosciuta all'oratorio». Fino a che, secondo il pg Mazza, si è passati «dall'affetto agli abusi». Tiberio Massironi, il legale che assiste i genitori della ragazza che si sono costituiti parte civile, ha espresso «soddisfazione» per la sentenza «soprattutto perché è stata riconosciuta la responsabilità dell'ente religioso» di cui faceva parte l'imputata. «Ci aspettavamo però una condanna anche per gli episodi precedenti - ha aggiunto l'avvocato - perché Eva è stata violentata dalla suora quando era minorenne e un abuso simile non può mai trasformarsi in qualcosa di diverso».
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Marzo 2019, 22:54
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