Nel 2021 ha simultato la sua morte dando fuoco a un'auto che aveva noleggiato in Albania, per poi ricomparire nove mesi dopo come presunto naufrago a bordo di un gommone nel mare Tirreno, dicendo che era sulle tracce di un presunto tesoro in stile coonte di Montecristo. Ora Davide Pecorelli, 49 anni di San Giustino (Perugia), imprenditore del settore beauty ed ex arbitro della sezione Aia di Arezzo, è stato condannato a 4 anni da un tribunale di Puke, in Albania, per incendio doloso, violazione dei confini nazionali albanesi da clandestino e ostacolo al raggiungimento della verità, mentre è stato assolto dalle accuse di vilipendio di cadavere e truffa. La procura di Puke aveva chiesto otto anni.
Dalla finta morte alla caccia al tesoro
Davide Pecorelli, come ripercorso in aula, è al centro di una vicenda complicata. In Albania si era dato per morto carbonizzato ma poi era ricomparso in Italia, come presunto naufrago nel mare Tirreno, e raccontò una storia romanzesca di caccia ad un presunto tesoro in stile conte di Montecristo. Invece, stando a quanto ricostruito durante le indagini, l'uomo nel gennaio 2021 avrebbe dato fuoco ad un'auto da lui noleggiata in Albania, al cui interno fece ritrovare resti di ossa umane per simulare il proprio decesso. Alla base ci sarebbe una storia di debiti e conti non saldati che ne hanno fatto un imprenditore in fuga per farsi dimenticare. Per i reati di cui era accusato in Albania era stato sottoposto ad arresto provvisorio in Italia. L'Albania ha già chiesto la sua estradizione ma, accogliendo l'istanza dei legali difensori Andrea Castori e Massimo Brazzi, la corte di appello di Perugia ha rinviato alla fine di maggio l'udienza nella quale verrà trattato il caso.
La condanna
In una nota il collegio difensivo di Davide Pecorelli, avvocati Andrea Castori e Massimo Brazzi, riferisce che oggi «il Tribunale di Scutari - I^ Sezione Penale, giudice Arber Cela, ha ritenuto insussistenti alcune gravi ipotesi di reato ascritte all'estradando e ritenute le attenuanti per il risarcimento del danno, nonché per la particolare condizione psicologica al momento del fatto, ha emesso la sentenza di condanna alla pena di anni 4 di reclusione che, a discrezione del giudice, potrà essere condizionalmente sospesa o convertita in lavori socialmente utili».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Aprile 2024, 14:37
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