Alessandro Bertolini, il foreign fighter italiano arrestato a Milano. Accusato di essere un mercenario per i russi in Donbass

Avrebbe partecipato «ad azioni, preordinate e violente, dirette a mutare l'ordine costituzionale o a violare l'integrità territoriale del Governo ucraino»

Alessandro Bertolini, il foreign fighter italiano arrestato a Milano. Accusato di essere un mercenario per i russi in Donbass

di Redazione web

È stato arrestato il 29 giugno appena atterrato all'aeroporto di Milano Malpensa Alessandro Bertolini, 29 anni, il foreign fighters di Rovereto (Trento) indagato dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova e latitante da anni insieme ad altri italiani filo-russi impegnati a combattere in Donbass. 

Secondo quanto ricostruito dai militari del Ros di Genova, coordinati dal sostituto procuratore Federico Manotti, l'uomo avrebbe combattuto a fianco delle milizie filo-russe dietro compenso. Inoltre, secondo l'accusa, avrebbe partecipato «ad azioni, preordinate e violente, dirette a mutare l'ordine costituzionale o a violare l'integrità territoriale del Governo ucraino, Stato estero dì cui non era né cittadino né stabilmente residente, senza far parte delle forze armate di alcuna delle parti in conflitto».

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Bertolini, lo aspettavano in fondo alla scaletta dell'aereo

Ad aspettarlo in fondo alla scaletta dell'aereo atterrato a Milano, Alessandro Bertolini ha trovato il Ros dei carabinieri che l'hanno dichiarato in arresto. Trasferito a Genova, Bertolini è stato immediatamente interrogato alla presenza del suo avvocato Massimiliano Luigi Scialla ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Chi sono i foreign fighters italiani

L'inchiesta aveva portato all'individuazione e arresto di altri mercenari, ma Bertolini era rimasto in territorio ucraino insieme ad Andrea Palmeri, detto «il generalissimo», skinhead e capo ultras del Lucca calcio (condannato in primo e secondo grado anche se ancora all'estero), Gabriele Carugati, di Varese detto «Arcangelo», ex addetto alla sicurezza di un centro commerciale in Lombardia figlio di Silvana Marin, ex dirigente della Lega a Cairate, e Massimiliano Cavalleri, detto «Spartacus», questi ultimi due irreperibili.

Palmeri, secondo l'accusa, sarebbe ancora adesso uno dei riferimenti per il reclutamento dei mercenari.

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L'inchiesta e la scoperta dei mercenari

L'indagine era partita nell'ottobre del 2013 dal mondo ultrà di estrema destra, e a occuparsene era stato il pool antiterrorismo della Procura di Genova, mossasi dopo la comparsa, alla Spezia, di scritte inneggianti a Erick Priebke, comandante delle SS condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. Controllando quegli ambienti gli inquirenti si erano insospettiti scoprendo le frequenti visite nella città dell'Arsenale di Palmeri.

Già nel 2019 erano stati condannati tre dei sei mercenari reclutati per la guerra in Donbass scoperti grazie a un'indagine sugli skinheads in Liguria. Quella era stata la prima sentenza in Italia in materia di mercenari. Il gup del tribunale di Genova Luisa Avanzino aveva condannato a 1 anno e 4 mesi Vladimir Vrbitchii, operaio di origini moldave, e a 2 anni e 8 mesi Olsi Krutani, albanese sedicente ex ufficiale delle aviotruppe russe. L'italiano Antonio Cataldo patteggiò una pena a due anni e otto mesi. Il pm Federico Manotti aveva chiesto rispettivamente tre anni e quattro e otto per i primi due. I tre erano stati arrestati nel 2018 con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al reclutamento e al finanziamento di mercenari combattenti. Oltre agli arrestati, gli indagati sono una quindicina sui quali pende un mandato di arresto europeo.


Ultimo aggiornamento: Sabato 1 Luglio 2023, 14:23
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