Samir Bougana, foreign fighter italiano arrestato per terrorismo: collaborava con la Jihad islamica

foto

Un foreign fighter di 28 anni italiano, ma di origini marocchine, è stato arrestato a Brescia con l'accusa di «sequestro di persona e lesioni personali, aggravati dall'avere adoperato sevizie e agito con crudeltà nonché dalla finalità di terrorismo e dell'odio razziale».

 

Allarme terrorismo sui cieli italiani, Boeing Emirates si ferma sopra la Sardegna e torna a terra scortato dai caccia Cos'è successo

Benjamin Giorgio Galli, morto in Ucraina foreign fighter italiano di 27 anni: combatteva con l'esercito di Kiev

 

Terrorismo, il caso a Brescia

La Polizia di Brescia ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Samir Bougana (28enne nato a Gavardo, ma originario del Marocco), emessa dal Gip di Brescia su richiesta della Procura. Nel 2019 è stato prelevato a Kobane (Siria), dove si trovava in stato di cattura da parte delle Unità di protezione popolare curde, da funzionari della Digos di Brescia e della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, all'esito di una operazione condotta in stretto raccordo con Aise, Fbi e Autorità siriane e arrestato per partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo, in quanto, dopo una radicale adesione ideologica alla Jihad islamica iniziata in Italia e completata in Germania, era partito per la Siria dove era divenuto un operativo del sedicente Stato Islamico.

 

La condanna

Nel luglio del 2020, il Tribunale di Brescia lo ha poi condannato a 4 anni di reclusione, sentenza poi confermata in Appello.

I successivi approfondimenti investigativi, condotti anche in ambito internazionale, hanno trovato un punto di svolta nello scambio informativo tra le autorità italiane e tedesche che ha fatto emergere come lo stesso foreign fighter poteva essere stato responsabile anche di torture e sevizie nei confronti di almeno due persone, tra cui un adolescente, che si erano rifiutate di combattere per l'Isis e attualmente rifugiate in Germania.

 

 

Testimonianza decisiva

Decisiva in tal senso è risultata la testimonianza, raccolta a Dusseldorf dal pm titolare delle indagini e da funzionari della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e della Digos di Brescia, di una delle vittime delle torture, che sarebbero state inflitte dal foreign fighter italo-marocchino: nel mostrare le cicatrici delle sevizie subite, il testimone ha infatti raccontato anche di torture perpetrate con scariche elettriche nei confronti di detenuti curdi appartenenti alla minoranza Yazidica al fine di costringerli alla conversione all'Islam.

 

 

 

 

 

 

 


RIMANI CONNESSO CON LEGGO