«Mia mamma ha scelto il suicidio assistito. Ma io non ho potuto piangere la sua morte perché la polizia mi ha perseguitata»

La storia di Mandy Appleyard che ha accompagnato la madre Janet dal Regno Unito in una clinica ospedaliera in Svizzera

«Mia mamma ha scelto il suicidio assistito. Ma io non ho potuto piangere la sua morte perché la polizia mi ha perseguitata»

di Nikita Moro

Morire dignitosamente per mettere fine al dolore, alle sofferenze e a una vita che non può più essere vissuta nel decoro e nella rispettibilità della persona. Nonostante sia legale in molti Paesi, il suicidio assistito è ancora penalmente perseguibile in altri, anche se praticato lì dove è consentito dalla legge.

Janet Appleyard aveva 83 anni quando da Humberside, nell'Inghilterra settentrionale, nel febbraio del 2021 ha deciso di andare a Zurigo, in Svizzera, per sottoporsi al suicidio assistito nella clinica ospedaliera Dignitas. La sua scelta è stata supportata dalle due sue figlie, ma solo una di loro è stata perseguita penalmente dalla polizia del Regno Unito per quasi due anni, negandole di vivere il lutto per la mamma persa da poco.

La scelta 

Era un normale mercoledì di maggio del 2019, quando Janet, allora 81enne, era svenuta alla fermata dell'autobus, mentre raggiungeva la sala da ballo che era solita frequentare, come riporta il Daily Mail. Quel mercoledì aveva avuto un grave ictus, che l'ha poi lasciata paralizzata lungo il lato sinistro del corpo, incapace di camminare e con gravi difficoltà di parola.

Dopo aver passato tre mesi in ospedale, sottoponendosi a incessanti sedute di fisioterapia e logopedia, Janet Appleyard ha espresso la sua volontà di morire in Svizzera, confidando alle figlie: «Voglio morire. Aiutatemi. Per favore». Parole struggenti che hanno colpito duramente Mandy Appleyard, una delle figlie, che dopo aver contestato per mesi la scelta della mamma e provato a farle cambiare idea, alla fine non ha potuto far altro che accettare quello che era il suo unico desiderio: il suicidio assistito.

«Detestava dipendere dagli altri, non riuscire a spostarsi dal letto alla sedia a rotelle da sola. Si ritirava dal mondo lentamente, in modo palpabile, mentre le sue speranze di una ragionevole ripresa si affievolivano», dichiara Mandy. «Ci diceva che ogni notte provava a morire, ma che non trovava il coraggio di uccidersi da sola. Disperata, ci aveva chiesto di soffocarla con un cuscino».

Il suicidio assistito

Janet Appleyard ha utilizzato i risparmi di una vita per pagare la struttura ospedialiera a Zurigo e il viaggio in aereo privato, dal Regno Unito alla Svizzera.

L'unico modo per spostarsi date le sue disabilità motorie.

Era il mese di febbraio 2021 quando, dopo diversi colloqui con i medici, uno di loro «si convinse che la richiesta della mamma fosse legittima e non forzata, e disse che le avrebbe prescritto il farmaco». Bevuto il medicinale che le avrebbe ferbato il battito cardiaco, ci vollero solo 30 minuti per far cedere il suo cuore una volta per tutte.

«Prepararsi a lasciare la mamma in un paese straniero è stato angosciante. È stata poi  cremata la settimana successiva e le sue ceneri ci sono arrivate qualche giorno dopo», confessa la figlia Mandy.

Le indagini della polizia

Una storia che si sarebbe potuta concludere così, già straziante per il solo fatto di essere raccontata. Ma la polizia di Humberside non ha permesso che Mandy Appleyard vivesse il lutto circondata da amici e parenti, piangendo la morte di una mamma che aveva deciso di interrompere la sua vita. Una persona che rimarrà anonima aveva riferito alla polizia di sospettare della scelta autonoma e indipendente della 83enne, puntando il dito contro le figlie.

«Le indagini, per cui ero perseguita penalmente, sono continuate per quasi due anni. Ho speso migliaia di soldi per un avvocato. La polizia ha avuto accesso a tutti i conti bancari della famiglia e hanno anche chiesto alla clinica, Dignitas, gli appunti dei medici sul caso della mamma», rivela Mandy. «Volevano leggere tutte le valutazioni psichiatriche e vedere un video registrato in cui la mamma spiegava il suo desiderio di morire». 

Solo nel dicembre del 2022 la donna è stata informata che il Crown Prosecution Service aveva deciso che non era nell’interesse pubblico perseguirla. Dopo aver saputo di essere "libera" dalle indagini della polizia, Mandy Appleyard ha potuto finalmente iniziare il suo processo di guarigione. «È triste pensare che la legge britannica abbia criminalizzato quello che consideravo un ultimo atto d’amore»


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Dicembre 2023, 10:31
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