Il reddito di cittadinanza non funziona, Conte vuole modificarlo: ecco cosa potrebbe cambiare

Il reddito di cittadinanza non funziona, Conte vuole modificarlo: ecco cosa potrebbe cambiare
Il reddito di cittadinanza non funziona, o meglio non è efficace secondo il suo compito originario, che non era quello di essere un sussidio assistenzialista ma di reinserire i disoccupati nel mondo del lavoro. Per questo il premier Giuseppe Conte starebbe studiando dei cambiamenti per renderlo più efficace e avvicinare il mondo del lavoro con chi il lavoro lo cerca, spesso invano.

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La misura principale a cui pensa il Governo è un sistema unico e nazionale informatico, per incrociare domanda e offerta: come scrive il Corriere della Sera, il premier ne avrebbe parlato più volte con i ministri Catalfo (Lavoro), Pisano (Innovazione digitale) e con Mimmo Parisi, presidente Anpal, che del reddito di cittadinanza è stato sostanzialmente l'ideatore.

L’obiettivo sarebbe quello di creare un sistema informatico che riunisca i sistemi regionali, con una app che incroci domanda e offerta avvicinando le imprese ai potenziali lavoratori, e rendendo quasi impossibile rifiutare un’offerta di lavoro. In questo modo le imprese in cerca di lavoratori specializzati riuscirebbero a trovarli in qualsiasi parte d’Italia, così come un disoccupato riuscirebbe a proporsi ad un’azienda compatibile con le proprie richieste.

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BELLANOVA: "VA CAMBIATO" «Mi spiace dirlo ma eravamo stati facili profeti. Così com'è il reddito di cittadinanza non funziona. E un intervento perché venga cambiato adesso è non più rinviabile», ha detto al Corriere la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova, confermando l'idea diffusa che qualcosa sia da cambiare. «In un momento drammatico per l'economia, una misura di sostegno al reddito può anche avere una sua efficacia. Il problema è che il reddito di cittadinanza non raggiunge nessuno degli obiettivi per il quale, almeno a parole, era stato approvato», sottolinea Bellanova. «Si è sempre detto che non è una misura assistenziale, hanno sempre detto che era funzionale per la ricerca di un lavoro. Sul primo punto, non c'è stata la possibilità di controllare che effettivamente i percettori del reddito accettassero o meno i lavori che eventualmente gli venivano offerti. Non c'è alcun tipo di controllo», rileva.

DI MAIO: "DAI COMUNI SABOTAGGIO..." Di diverso avviso però Luigi Di Maio: il ministro degli Esteri, a Termini Imerese, ha parlato di sabotaggio nei confronti del reddito. «Chi percepisce il reddito deve essere impegnato 8 ore in lavori di pubblica utilità...
Aumentiamole! E poi siccome sono persone che hanno degli aiuti dallo Stato e chi paga sono imprese, commercianti, partite Iva che pagano le tasse, il primo lavoro di pubblica utilità è far lavorare queste persone per lavori di pubblica utilità per le imprese, per i commercianti, per le partite Iva. Mettiamo in comunicazione queste parti della società. Perché non sta succedendo? Perrché su 8 mila comuni solo in 400 hanno approvato i regolamenti. Penso ci sia una voglia di sabotare lo strumento...», le sue parole.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 28 Settembre 2020, 11:49
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