Rai, l'ad Sergio: «Mancava pluralismo, lo riporteremo. In 100 giorni faremo quello che non è stato fatto in 2 anni»

L’ad Rai Roberto Sergio, subentrato a Carlo Fuortes, ha le idee chiare sul percorso da fare

Rai, l'ad Sergio: «Mancava pluralismo, lo riporteremo. In 100 giorni faremo quello che non è stato fatto in 2 anni»

di Marco Castoro

«Dobbiamo essere determinati e realizzare nei primi 100 giorni quello che non è stato fatto nei primi due anni di questo mandato. Aggiungere e non togliere per riportare il pluralismo che manca da decenni». L’ad Rai Roberto Sergio, subentrato a Carlo Fuortes, ha le idee chiare sul percorso da fare. I 100 giorni non sono ancora arrivati ma da metà maggio a oggi i nuovi vertici Rai hanno ottenuto risultati concreti. Nonostante gli ostacoli che hanno trovato sulla strada e un’azienda semiparalizzata. A cominciare dallo sciopero che era stato proclamato dai sindacati e che l’ad Sergio è riuscito a scongiurare pochi giorni dopo il suo incarico. Per non parlare poi degli addii di Fazio, Annunziata, Gramellini e Berlinguer. Che va detto hanno deciso loro di andarsene, chi per tentare nuove avventure, chi per guadagnare di più, chi per scelte politiche e nel caso di Fazio perché l’ex ad Fuortes non ha chiuso la trattativa del rinnovo.

Il pluralismo è una mission

 

Il pluralismo è una mission, così come il servizio pubblico e il mercato che si sta evolvendo. «Siamo di fronte a un’accelerazione del mercato – sono parole del dg Giampaolo Rossi - in pochissimi anni si deciderà il futuro dei broadcaster tradizionali. Difendere il servizio pubblico radiotelevisivo significa difendere il racconto italiano, difendere la nostra identità plurale, la capacità di narrare».

Le nuove nomine di conduttori e programmi


Anche le nuove nomine di conduttori e programmi sono state fatte per salvaguardare l’ottica del pluralismo e rispetto al passato tutti i direttori e conduttori rimossi dal precedente incarico sono stati ricollocati in nuovi progetti, al contrario di quanto si è fatto (troppo spesso) in precedenza quando ex direttori stavano mesi e mesi a disposizione senza avere un incarico.

E ora perfino la tripartizione delle reti per aree politico culturali (la prima al governo, la seconda al centrodestra e la terza alla sinistra) non sembra più essere una ragione storica. «Con la rivoluzione dei generi si è passati da una struttura verticale a una struttura orizzontale, in base a una nuova e più contemporanea ripartizione delle competenze», è la sintesi di Viale Mazzini. Rai3 ne è l’esempio. Non c’è più telekabul ma una rete pluralista con conduttori non più soltanto stimati e apprezzati a sinistra.


La corsa dei palinsesti – lasciati vuoti dai predecessori - si è risolta con una grande presentazione a Napoli. Di buono auspicio i riconoscimenti ottenuti dal Moige e dai Nastri d’argento che testimoniano quanto l’azienda abbia come mission i giovani e il racconto del paese. Massima attenzione anche al codice etico, senza farsi condizionare dalle strumentalizzazioni che accompagnano qualsiasi situazione che - anche di riflesso - può essere accostata alla Rai. I casi Lippi, Facci e il fuori onda della gara dei tuffi ne sono la testimonianza.


Ultimo aggiornamento: Sabato 29 Luglio 2023, 18:16
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