'Il commissario Montalbano', due nuovi episodi. Zingaretti: "Come un amico"

'Il commissario Montalbano', due nuovi episodi. Zingaretti: "Come un amico"

di Donatella Aragozzini
Il commissario Montalbano compie 18 anni. Era infatti il 1999 quando Rai2 trasmise i primi due episodi di quella che sarebbe diventata di lì a poco una delle serie di punta della tv di Stato, capace negli anni successivi, promossa sulla rete ammiraglia Rai, di incollare al teleschermo quasi undici milioni di telespettatori e superare il 40% di share, con ascolti eccezionali perfino in replica.

Un successo tutto italiano targato Palomar – ma venduta in oltre 60 paesi del mondo – che ora arriva a quota 30 titoli con Un covo di vipere, stasera in prima serata su Rai1, e Come voleva la prassi, in onda lunedì prossimo, tratti rispettivamente dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri e da tre dei suoi racconti. «Sono un attore curioso che ama cambiare personaggio, e lo faccio, al cinema e a teatro – commenta Luca Zingaretti, che da 18 anni è incarnazione del commissario letterario – Montalbano però non posso abbandonarlo, finché mi divertirò sarò ben felice di continuare ad andare a trovare questo vecchio amico che vive nel cuore della Sicilia per vedere come cambia il suo mondo. È una fortuna poter seguire un ruolo per 18 anni con un gruppo di amici e uno scrittore vivente che ha raccontato gli ultimi vent’anni in maniera mirabile. Andrea Camilleri è divenuto un classico, come William Shakespeare che ancora oggi ci regala emozioni: il lavoro che compie ogni volta è straordinario, i suoi non sono dei semplici gialli, bensì è la sua visione sulla vita, raccontata mettendone in mostra gli aspetti edificanti ma anche tutte le zone d’ombra».

E di zone d’ombra ce ne sono parecchie, nei nuovi episodi, due storie buie, estreme, con temi complessi e problematici – in quello di stasera, con Valentina Lodovini protagonista femminile, si affronta ad esempio il volto patologico dell’amore – per raccontare le quali è stato necessario, più ancora che in passato, «un lavoro di attenzione ai particolari, di pudore nello sguardo», rivela il regista Alberto Sironi, con l’obiettivo «di sfiorare l’abisso con delicatezza, di avvicinare il pubblico per comprendere e non per condannare».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Febbraio 2017, 09:31
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