Gino D'Acampo, lo chef alla guida di "Cambio Ristorante": «Ho sbancato in Inghilterra, ma l'Italia ha la cucina migliore»

Gino D'Acampo, lo chef alla guida di "Cambio Ristorante": «Ho sbancato in Inghilterra, ma l'Italia ha la cucina migliore»

di Ida Di Grazia
Irriverente, determinato e con una bella faccia tosta. Lo chef Gino D’Acampo, star delle tv inglesi, arriva in Italia con “Restaurant Swap - Cambio Ristorante”, la nuova sfida prodotta da Banijay Italia partita ieri, giovedì 11 giugno alle ore 21:25 sul NOVE ( e in sumul cast su Real Time, food network e DMax) . La prima puntata, con 994 mila spettatori e +4% di share, è entrata nella top 10 dei programmi più commentati della serata sui social. Il format mette per la prima volta a confronto due ristoratori all’opposto per concezione di ristorazione.

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A solo 16 anni è partito per l’Inghilterra, cosa l’ha spinta?
«Facevo la scuola alberghiera, ero appassionatissimo della cucina perché mio nonno era cuoco. Sono sempre stato molto ambizioso e Torre del Greco era troppo piccola per me. Il mio primo ristorante in Inghilterra l’ho aperto a 21 anni si chiamava Pane e vino, avevo una copia dell’ultima cena di Leonardo ed è lì che Gesù ci ha mostrato cosa è importante…la semplicità».

Lei ha fatto il percorso inverso, dall’Inghilterra all’Italia, che aspettative ha?
«In realtà non mi aspetto molto, nel senso che faccio tv da vent’anni quindi so a cosa vado incontro. Inizialmente nemmeno volevo farlo, mi hanno convinto, ma non perché non mi piace l’Italia, solo perché non volevo aggiungere altro lavoro. Mi piacerebbe però che venissi accolto come il figlio prodigo che torna dopo 25 anni».

Che differenza ha trovato con la tv italiana?
«Le produzioni italiane sono molto diverse, una cosa che ho notato è che in Italia ci sono tante persone. Quando sono in America o Inghilterra siamo massimo una decina, in Italia più del doppio. Ci tengono ai particolari, tendono a complicare i piatti. Io in America posso fare lo spaghetto al pomodoro ma in Italia non lo potrei mai fare, secondo me abbiamo dimenticato come fare i piatti classici».

Quale piatto chiede quando deve assumere un collaboratore?
«Mi faccio fare subito lo spaghetto al pomodoro e spesso sbagliano. Ormai sanno fare tutti le ca**atine che si vedono in tv ma hanno dimenticato le basi».

Quale piatto non può mancare nei menù dei suoi ristoranti?
«Agli inglesi non togliere la pizza perché ti fai male! Poi c’è la parmigiana ah e poi non toccare tiramisù per l'amor di Dio! Ci ho provato solo una volta c’è stata una ribellione».

Cambio Ristorante, lei lo avrebbe fatto?
«Avere la possibilità sia da ristoratore sia da pubblico di vedere due ristoratori che si cambiano completamente il ristorante è interessante perché non è una cosa facile, noi siamo una razza molto particolare è tipo non toccarci ristorante come non toccarci la moglie…anzi no magari ci puoi toccare la moglie ma il ristorante è sacro. Hanno imparato tante cose, è uno scambio che si arricchisce».

Quale sarà il suo ruolo?
«Loro hanno la possibilità di cambiare tutto anche ridipingere riverniciare il ristorante, io sarò il più equo possibile perché ovviamente ognuno cerca di convincermi che il proprio modo di fare è il migliore. Io cercherò di consigliarli al meglio rimanendo me stesso. Io faccio tv come parlo, sono diretto e non seguo un copione quindi se ti piaccio mi segui altrimenti cambi canale e magari ti vedi un bel film di Totò o te ne vai a mare».

Cosa l’ha colpita in particolare?
«Senza fare troppo spoiler i ristoranti che giocano con noi sono completamente agli opposti, parliamo magari di una trattoria che ha 20 tavolini neanche contro un ristorante sul mare che ha 50 tavoli pazzeschi, normalmente quello che ha la trattoria ha più successo di quello che ha un ristorante fighetto perché il primo si butta completamente nella sfida proprio a testa, l’altro pensa di sapere già tutto ed è lì che sbaglia. Ti fa capire che la cucina italiana anche in Italia sta prendendo una strada che dimentica la semplicità».

La sua sfuriata al Morning show quando volevano aggiungere la panna acida al ragù alla bolognese è un cult.
«Quando si parla di cucina italiana in Inghilterra e loro poi fanno queste schifezze mi inca**o come una bestia perché non si devono permettere. Non toccate la cucina italiana, che è la più importante».

Cos’è che la fa infuriare?
«I francesi».

E perché?
«L’Italia è la migliore cucina del mondo e poi arrivano i loro che vogliono dare la stella a noi, ma se ne andassero aff…».

Quindi lei non la vorrebbe una stella Michelin?
«Sai dove gliela infilo?».

Ha anche cucinato nudo.
«Si perché in diretta ho detto che se avessimo vinto il premio per cui eravamo in ballo l’avrei fatto. Scherzavo, ma poi abbiamo vinto davvero e una promessa è una promessa. Ma non credo che in Italia potrò farlo. Pensi che se glielo chiediamo Mara Venier mi fa cucinare nudo?». (ride ndr)

I prossimi appuntamenti tv saranno “Gino, Fred e Gordon (Ramsey ndr)” - in esclusiva su Dplay Plus dal 2 luglio - e “Gino cerca Chef” sul Nove nella prossima stagione.
«Ecco Fred Sirieix è l’unico francese che mi piace, insieme a Gordon porteremo uno show moderno in cui facciamo robe incredibili, per esempio siamo andati in San Francisco e abbiamo cucinato con l'olio di marijuana. Sto facendo il doppiaggio della mia voce. Questi sono i programmi belli da vedere secondo me. Quelli che uniscono i viaggi alla scoperta, in Italia siete un po’ indietro rispetto al resto del mondo».

In che senso?
«Posso dirlo perché io lavoro in America, Inghilterra e Australia dove facciamo altri show. Voi avete ancora Masterchef o Bake off…da noi andavano in onda 10 anni fa o comunque non li vedono quasi più. Sono passati di moda, ma non è una critica agli show. Se tu vai in America o in Inghilterra o in Giappone sono molto più gi show che si viaggia. Se volete vedere qualcosa di nuovo vedete Cambio ristorante».

Aprirebbe un ristorante in Italia?
«Mi vuoi male? Poi devo fare la dichiarazione dei redditi (ride). Scherzo, lo aprirei forse tra un paio di anni in Sardegna. Io ho la casa vicino Olbia sulla Costa Smeralda dove passo almeno quattro mesi all’anno».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Giugno 2020, 11:15
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