Il cast della Casa di Carta a Roma: «Il finale vi colpirà dritto al cuore»

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di Alessandra De Tommasi

Su un maggiolino rosso nel cuore di Roma: è così – con un omaggio al Professore – che La casa di carta ha salutato i fan italiani. Gli ospiti d’eccezione della mini-reunion? Pedro Alonso (il compianto Berlino), Belen Cuesta (Manila, la cugina di Denver) ed Enrique Arce (Arturito, ex direttore della Zecca di Stato e ostaggio della banda), a pochi giorni dall’addio ai loro personaggi nella seconda parte della quinta e ultima stagione, su Netflix dal 3 dicembre. «Questo momento è agrodolce – commenta Arce – da un lato regala a noi attori la libertà e il ritorno all’anonimato, dall’altro chiude un periodo incredibile». 
Niente spoiler sul finale, ma qualche dettaglio sì: «Colpirà dritto al cuore – commenta Pedro Alonso – con uno stile molto diverso dall’apertura di stagione mirabolante e scenografica, che puntava a stupire. Il creatore Alex Pina ha riscritto la scena conclusiva varie volte, ma noi ne abbiamo girato solo una versione». Gli attori de Il Signore degli Anelli e degli Avengers si sono tatuati lo stesso simbolo, ma stavolta non è successo: «A tutti noi Netflix ha regalato una teca preziosa – spiega l’interprete di Arturito – con la maschera di Dalì e la tuta rossa, un pensiero gentile ma anche utile per il prossimo Halloween». Mentre i colleghi si punzecchiano, l’attrice Belen Cuesta disegna una figura femminile su un blocknotes dell’hotel. Nella serie interpreta una donna trans, scelta che commenta all’indomani delle dichiarazioni del Premio Oscar Eddie Redmayne, pentito del ruolo in The Danish Girl, che a suo dire sarebbe dovuto andare a chi ha vissuto la transizione sulla sua pelle. Cuesta non è d’accordo: «Una donna trans è una donna e io mi sono avvicinata al ruolo con grande rispetto, prima di accettarlo mi sono confrontata con varie associazioni. È importante rappresentare questa comunità spesso minacciata e, in alcuni Paesi, punita persino con il carcere, quindi ho accettato con orgoglio». 
E, a proposito di motivi per cui andar fieri di questo progetto-fenomeno, Pedro Alonso aggiunge: «La scena che mi ha reso più fiero è stata quella in cui ho cantato Bella ciao, perché il capo del dipartimento sonoro del set ha iniziato a piangere dietro le quinte.

Mi ha fatto venire la pelle d’oca: il nonno era partigiano. So che la serie intrattiene, ma per me lancia anche messaggi sociali, lotta contro il sistema e ha fatto da amplificatore per le proteste contro il potere».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Novembre 2021, 12:28
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