Pinguini Tattici Nucleari: «Bisognerebbe accettare tutte le diversità, non solo alcune. Essere diversi è la nuova normalità»

Trentatrè date, trentatré palazzetti tutti esauriti. Un successo continuo. Leggo li ha incontrati dopo la prima notte al Forum di Assago per farsi raccontare il loro segreto

Pinguini Tattici Nucleari: «Bisognerebbe accettare tutte le diversità, non solo alcune. Essere diversi è la nuova normalità»

di Luca Uccello

Sono sempre in sei. Sei fenomeni. Lo sono per forza. Fare un milione di spettatori in un anno non è da tutti. Ma i Pinguini Tattici Nucleari riempiono qualsiasi cosa: stadi un anno fa e 33 palazzetti oggi. Tutti sold out da tempo. Uno dietro l’altro. Lo fanno cantando, ballando, facendo saltare chiunque sotto il loro palco. «Prima ci dicevano: “Ti ascoltano solo le ragazzine”, come se fosse un insulto. Ma noi - ci racconta Riccardo Zanotti volto, voce e autore del gruppo - ci rendiamo conto che ci sono tante persone di 40-45 anni, che ci seguono, che conoscono le nostre canzoni e le cantano ai live. Vuol dire che arriviamo a prescindere da chi siamo, dalla nostra età e magari da cosa canti perché noi cantiamo la nostra realtà di 30enni…».

"NON PERDIAMOCI MICA DI VISTA \ FAKE NEWS INDOOR TOUR - PALASPORT 2024", è il continuo, in una versione più intima e confidenziale, del tour che nell'estate 2023 ha portato i Pinguini Tattici Nucleari a incontrare fan di ogni età, da Nord a Sud, isole comprese. Ora 33 appuntamenti, tutti sold out, dove Riccardo, Elio, Nicola, Simone, Matteo e Lorenzo tornano ad abbracciare il proprio pubblico nei palasport, per continuare a raccontare la storia di una giovane band che negli anni ha saputo alternare grandi hit a brani cantautorali, capaci di far sorridere e di far pensare.

Un pubblico che li ha scelti e «che a volte ci onora nel dirci che supera dei traumi, dei problemi grazie anche alla nostre canzoni. Queste storie le riceviamo ogni giorno. La nostra musica è vicina alla realtà».

Più di venti canzoni in scaletta per due ore di concerto. Una scaletta che cambia, ogni tappa una sorpresa. Non ci saranno canzoni del secondo e del terzo loro album. Quelle no perché non li rappresentano «perché avevamo preso una strada che non ci è piaciuta così tanto nel corso nel tempo. Quando le suoniamo non le sentiamo nostre, vicine a noi. Le dovremmo riarrangiare nuovamente. Su qualcuno ci lavoreremo sicuramente».

Riccardo poi scherza ancora sui loro numeri: «C’è una massima che gira sempre nel mondo discografico che condivido molto: "Meglio essere numeri 7 per tutta la vita e non numeri uno per una settimana"». Una risata a tarda notte, alla fine del loro primo live al Forum di Assago per poi riprendere il suo ragionamento: «Io penso sia tangibile che c’è un pubblico vero ascolta le nostre canzoni. Ma il discorso è sempre che la musica a un certo punto deve scontrarsi con la realtà.

E noi da buoni bergamaschi abbiamo sempre comunicato realtà, solidità, verità e tutto questo viene recepito dal nostro pubblico. Credo che sia un bel segnale in generale...».

Quasi due mesi lontano da casa, dalla famiglia, dagli affetti. Un nuovo tour che mette a rischio i rapporti di coppia. «Io conosco molte persone che mi hanno confidato negli anni che la famiglia si può un po’ rompere con questi ritmi. Noi al momento non ci siamo ancora rotti e non si sono ancora rotte nemmeno le nostre compagne. Certo è che bisogna fare anche dei sacrifici, quel giorno che puoi tornare torni e non resti per esempio a Torino da amici perché bisogna tornare dai propri cari. A questo giro torniamo solo due volte a casa».

Il loro segreto? «Inseguire il nostro sogno». Un sogno che questi ragazzi cresciuti nella provincia di Bergamo vogliono continuare a vivere ma a modo loro: «Si parla troppo di numeri e poco di arte. I numeri sono importanti ma i pezzi che cantiamo lo sono di più. Sennò poi arrivano i disagi di cui parlano Sangiovanni e Mr Rain».

E musica continueranno a farla anche l’anno prossimo, nuovamente negli stadi, con un nuovo progetto. Magari si chiamerà Hello World: «Una frase che ci affascina tantissimo. Ciao è l’azione e world, la platea, è come vivere un live, un viaggio continuo, con il nostro pubblico che ci accompagna. Sono loro che ci spongono ad andare avanti».

Cosa trovano i giovani nei concerti pop che non trovano nella religione? Una domanda, una risposta: «Noi non abbiamo mai frequentano le chiese, ho una mamma quasi laureata in teologia che ha lasciato l’università all’ultimo esame perché sono nato io. Non saprei dire qual è il problema, sicuramente non è semplice parlare ai giovani, oggi. E aggiungo, ma non sono nessuno per dirlo, che forse bisognerebbe accettare tutte le diversità, non solo alcune diversità. Perché il mondo cambia costantemente ed è sempre più vero che essere diversi è la nuova normalità. Forse solo cosi è possibile parlare a tutti, essendo inclusivi fino in fondo. I giovani cercano le risposte nei film, nella musica, nei libri.... forse semplicemente comunicare senza dare risposte aiuta ad avvicinare le persone. Noi non diamo risposte, e forse è un bene».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Aprile 2024, 07:00
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