Alberto Radius morto: dal pop al rock, al “prog”. Il fondatore dei Formula 3 uno dei talenti più straordinari della musica italiana

Le collaborazioni con Battisti e Battiato, il successo popolare con la Formula 3, le canzoni scritte per tanti interpreti e la sua amatissima chitarra

Addio ad Alberto Radius: dal pop al rock, al “prog”. Il fondatore dei Formula 3 uno dei talenti più straordinari della musica italiana

di Totò Rizzo

Era veramente un mago della sei corde, Alberto Radius, romano, morto a 80 anni, uno dei musicisti che hanno segnato trasversalmente attraverso il rock, il pop, il “prog”, la storia della musica italiana tra gli inizi degli anni ’60 e quelli degli anni ’80, pur legando la sua fama a due colonne della nostra canzone d’autore quali Lucio Battisti e Franco Battiato e poi collaborando con i talenti e le voci migliori, da Giuni Russo a Milva, da Alice a Marcella Bella, da Pierangelo Bertoli a Patty Pravo, a Loredana Bertè. Per tutti Radius è stato una garanzia di qualità, un consigliere fondamentale nel momento difficile delle scelte, la voce in capitolo per decidere se quell’arrangiamento fosse giusto, se la linea di quell’album fosse coerente.

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Eppure, senza vezzi da frontman, Radius è stato anche un protagonista sul palco a cominciare dai complessi nei quali nacque alla fine degli anni ’50, quelle band che guardavano all’America e non solo a quella del rock imperante, che macinavano chilometri e serate anche per fare da apripista nei concerti dei grandi nomi, fino alla breve stagione con la PFM (che allora si chiamava i Quelli e aveva arruolato perfino un giovanissimo Teo Teocoli)  in cui sostituì Franco Mussida chiamato al servizio di leva.

Ma la grande popolarità Radius la conquistò con la Formula 3. L’incontro con Lucio Battisti e Mogol fu determinante, Formula 3 diventò uno dei nomi di punta di quella etichetta, la Numero Uno, che avrebbe non solo dato autonomia creativa e produttiva al grande cantautore e al suo mentore ma anche aiutato a scoprire nuovi talenti. “Questo folle sentimento”, “Eppur mi son scordato di te” (successi nati in due edizioni di “Un disco per l’estate”) , “Sole giallo sole nero”,  “Nessuno nessuno”, “La folle corsa” (quest’ultima a Sanremo ’71 in abbinata con Little Tony) sono alcuni dei titoli che servono a ricordare la fama che arrise al terzetto (sodali di Radius erano Tony Cicco e Gabriele Lorenzi: un magico mix tra la chitarra sferzante di Radius, la voce scartavetrata di Cicco e le svirgolate di Lorenzi alla tastiera, dove c’era in nuce il primo “prog” italiano). E sarebbe anche cominciata da lì la sua collaborazione a tanti album di Battisti, l’apporto a volte fondamentale, quel quid che riusciva a trovare per rendere originale o nobilitare un arrangiamento (riascoltate la chitarra de “Il tempo di morire” e potrete capire l’estro geniale di Radius): dietro molti dei dischi italiani più belli c’è la sua mano, dicono oggi molti suoi colleghi musicisti, produttori e artisti.

Sciolta la Formula 3 per Radius si aprì una fase da solista (a “Radius”, il suo primo album, collaborarono le teste di serie del pop rock italiano) ma continuava a prediligere il suonare insieme tanto che con Mario Lavezzi, Gigi Dall’Aglio, Bob Callero e Lorenzi, ex Formula 3, fondò una nuova band, Il Volo, che durò solo due anni e due dischi. Da solista incise poi un’altra decina di album ( “Carta straccia” è quello di maggiore successo), aprì uno studio di registrazione che sarebbe diventato laboratorio di idee e fabbrica di nuove voci, circa 300 i dischi nati lì) e continuò sempre come session man (imbracciare la chitarra, in fondo, era la cosa che lo divertiva di più) per molti interpreti della nostra musica leggera, oltre a comporre decine di canzoni.

Intensa anche la collaborazione con Franco Battiato con la partecipazione fondamentale, insieme con Giusto Pio, a titoli storici come  “L’era del cinghiale bianco” e “La voce del padrone” (i due dischi “pop” del cantautore siciliano).

La sua ultima apparizione televisiva a “Oggi è un altro giorno”, il programma di Serena Bortone in cui raccontò i suoi sessant’anni di carriera e il suo navigare attraverso i mari dei più vari generi musicali. L’ultimo applauso, sempre in tv, caldo, lungo, affettuoso, glielo decretò il Teatro Ariston quando due anni fa accompagnò i Coma_Cose, nella serata delle cover al Festival di Sanremo, ne “Il mio canto libero”: lui, la sua chitarra e il ricordo del suo amico Lucio.   


Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Febbraio 2023, 16:04
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