Vacanze di Natale 40 anni dopo, Enrico Vanzina e l'omaggio di Cortina: «Dedicato a mia fratello Carlo, un film che mi emoziona ancora»

L’autore del “cult” racconta a Leggo genesi, aneddoti e personaggi di un film che ha fatto epoca, e l'importanza della commedia italiana

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di Sabrina Quartieri

Un film che ha colto uno sguardo preciso e realistico sull’Italia degli anni ’80, con dei protagonisti che erano veri, perché la gente li poteva riconoscere immediatamente. Ma anche un grande esempio della commedia italiana, che racconta un tema drammatico trattandolo in maniera leggera. E poi, moralista mai, capace di vedere le cose prima degli altri, con degli attori al top, valorizzati dalla regia di Carlo Vanzina e delle musiche perfette di quel momento, per trasportare lo spettatore subito in quell’epoca. Fin dalle prime note, tutte selezionate da Enrico Vanzina, per una pellicola di successo dalla vena romantica e in grado di infondere speranza. Ma, soprattutto, che sembra proprio contenere un messaggio preciso per il futuro: «Vi facciamo vedere questo film e vedrete che nei prossimi anni rimpiangerete questo momento. Perché è raccontato con una tale grazia che c’è insito quasi il seme della nostalgia già allora. Capivi subito che era una cosa che ti sarebbe rimasta dentro». Lo ricorda il maestro Vanzina, autore di “Vacanze di Natale”, in occasione di “Cortina come in un film” all’hotel De La Poste, la tre giorni di party organizzata fino a domenica 17 dicembre, proprio nella elegante cittadina delle Dolomiti, per i 40 anni del “cult” uscito nel 1983 e di cui è stata luogo dei set. Una celebrazione in onore di chi, quel film raccontato con delicatezza e allegria, lo ha scritto insieme a suo fratello Carlo, che ne è anche regista.

Enrico Vanzina, a Cortina 40 anni dopo per la festa di “Vacanze di Natale” in suo onore. A chi ha rivolto il suo primo pensiero arrivando qui?

Ho pensato a mio fratello Carlo, naturalmente, e ho pensato che il cinema ti sorprende sempre. Sorprende anche me che lo faccio da tutta la vita e sono nato in una famiglia di cinema, perché soltanto il tempo riesce a definire bene cosa hai fatto nella vita di lavoro. Questo è un film, come era “Sapore di mare”, girati nello stesso anno, che a distanza di 40 anni suscita questo entusiasmo, a carattere addirittura sociologico. Mi fa molto effetto.

Riguardando oggi il film a distanza di tutto questo tempo, quale merito gli riconosce?

Non sta a me dirlo. Sono l’ultimo a doverlo dire. Sicuramente in un momento un po’ complicato del mondo, delle nostre vite, di tutti, ripensare a un periodo così felice, che il tempo ha decretato che era molto felice, ci spinge quasi a credere che si potrebbe tornare a vivere con la leggerezza e la spensieratezza di allora. Perché i problemi c’erano, non è che non c’erano. Però abbiamo perso un po’ quel senso italiano di essere leggeri. Adesso è diventato tutto un pochettino più pesante e questo film ci riporta a un modo di essere italiani diverso che forse piace molto ancora. 

Ultimamente ha lavorato con diversi giovani, penso ad esempio a “Sotto il sole di Riccione”. C’è un loro interesse verso gli anni ’80?

Sì, e lo vedo anche qua. C’è una folla di giovani che conosce “Vacanze di Natale” a memoria senza averlo visto allora.

Questo è abbastanza incredibile, però questo è il cinema, io sono figlio di un regista che ha fatto “Un americano a Roma” e insomma, credo che ancora oggi Sordi con quel film è indimenticabile per i giovani; per cui questo ritorno agli anni ’80 è la voglia di sentirsi giovani in un mondo in cui c’è molta speranza.  

C’è un personaggio o una scena a lei più cari?

No, perché erano tutti azzeccatissimi. Se devo pensare a degli attori, a dei personaggi del film, penso a quelli che non ci sono più, che sono tantissimi: Karina Huff, che era un’attrice meravigliosa; Moana Pozzi che faceva un piccolo ruolo; Guido Nicheli, che non c’è più; Riccardo Garrone, Rossella Como, ma soprattutto a mio fratello. 

Un film che ha fotografato l’Italia degli anni ’80, ma che è pioniere di tanti temi contemporanei. Penso al ruolo di Christian de Sica.

Quello è curioso, io mi ricordo sempre che lo snodo del personaggio che scopre di essere “moderno” come dice lui, 40 anni fa era molto avanti, l’ho scritto a Capri. Chissà perché. È un’intuizione, ma sono quelle cose misteriose, non so perché l’ho scritta, mi piaceva molto questa idea e Carlo era d’accordo. Ne è venuta fuori una cosa che veramente è 40 anni in anticipo e adesso mi fa effetto e ne sono anche abbastanza fiero. 

Ma il tovagliolo di un ristorante a Roma che è stato usato come contratto per il film con De Laurentiis, dopo la prima di “Sapore di mare”, esiste ancora? 

Forse lo conserva De Laurentiis, io no. Per lui del resto è stato un film decisivo, gli ha aperto una strada enorme di grandissimo successo. Poi dopo anche con altri film fatti con altri registi, ma si è partiti da qua. 

Sarebbe sempre interessante raccontare Cortina oggi? Un altro “Vacanze di Natale”, se non avesse scritto il primo, so che non ama i sequel.

Non è che non li amo, ma credo che dovrebbero essere dei giovani che fanno un film oggi su Cortina, perché noi conoscevamo molto bene all’epoca cosa ci circondava. Penso che si possano fare film interessanti sull’oggi dappertutto, in tutti i luoghi d’Italia, da Ascoli a Biella ad Agrigento. Certo Cortina ha un fascino particolare e sarebbe anche facile lanciarlo perché ormai…

Ci ricorda il valore della commedia italiana, dopo quei difficilissimi anni ‘70?

Beh, questo è interessante, perché negli anni ’70 c’era una situazione del Paese talmente tragica, che la commedia non poteva raccontarla e si era rifugiata in un mondo tutto di fantasia, surrealtà, come quello di Celentano e Pozzetto, che hanno fatto film molto carini. “Vacanze di Natale” riscopre il gusto della realtà, guarda il Paese, senza giudicarlo troppo, e lo racconta, che è quello che deve fare la commedia italiana. Per cui, insomma, è stato un momento importante, per rilanciare uno sguardo realistico sul Paese.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Gennaio 2024, 11:18
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