Stefano Fresi in Ma cosa ci dice il cervello: «Interpreto un prof bullizzato, realistico in modo spaventoso»

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di Michela Greco
ROMA - Quando è uscito Smetto quando voglio, nel 2014, Stefano Fresi era quasi uno sconosciuto. Cinque anni dopo, proprio grazie all’exploit nel ruolo del chimico geniale e frustrato che sfruttava le sue competenze per realizzare nuove droghe, l’attore e musicista romano è diventato una delle facce più presenti sulle locandine del cinema italiano. 

Diciotto film in cinque anni, a cui si aggiungono serie tv (come I delitti del BarLume e Il nome della rosa) e teatro (con Sogno di una notte di mezza estate, ad esempio). «Ma questa estate - esclama ridendo - mi fermo per riposarmi. Ho detto al mio agente di rifiutare ogni proposta, anche se dovesse chiamarmi Tarantino!».
In Ma cosa ci dice il cervello di Riccardo Milani - al cinema da giovedì - Fresi è un professore di liceo che viene bullizzato da un suo studente in diretta social e poi “vendicato” dalla sua amica di vecchia data Giovanna (Paola Cortellesi), agente segreto nascosto sotto la facciata di un noioso posto da impiegata la ministero. 

L’episodio di cui è vittima il suo personaggio è spaventoso, ma molto realistico.
«Purtroppo sono cose che succedono sempre più spesso. Solo qualche sera fa Dado, mio carissimo amico, è stato bullizzato dal fidanzatino della figlia, che gli ha rotto il naso sotto casa sua. È una cosa allucinante: un ragazzino di 17 anni che ha dato un pugno a un uomo di 45».
Perché accade secondo lei?
«Perché c’è una maleducazione di fondo incredibile. Si sono persi dei valori, non si insegna più il rispetto. A scuola i genitori partono dal presupposto che sia sempre colpa del mondo esterno, non considerano che il figlio possa comportarsi male. È una difesa incredibile dei bulli».
Lei a suo figlio cosa dice?
«Cerco di insegnargli ciò che ha insegnato mio padre a me. Se torna a casa con una nota mi associo alla maestra, lo rimprovero e cerco di spiegargli perché non doveva comportarsi in quel modo. Deve sapere che prima di tutto c’è il rispetto. Altrimenti da grande sarà un essere umano terrificante... E iniziano a essercene molti».
Il film ironizza anche su chi pensa di sapere tutto perché l’ha letto sul web.
«Spesso le persone vanno dal medico con la diagnosi fatta su internet e una grande spocchia. Anche questo è il segno di un degrado sociale grave».
Anche in questi giorni è impegnato su un set, quello de Il grande passo.
«Finalmente io e Giuseppe Battiston facciamo i fratelli al cinema e sono felicissimo perché tutto ciò che pensavo di lui si è dimostrato vero: nel giro di due-tre giorni si è creata una grande intesa. Raccontiamo la storia di due fratelli cresciuti in famiglie separate, uno a Roma e uno a Rovigo, che si riavvicinano».
Ultimo aggiornamento: Martedì 16 Aprile 2019, 09:57
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