Giffoni Film Festival 2022: Micaela Ramazzotti e quel desiderio di dar voce alle "donne storte"

L'attrice presto al debutto come regista

Giffoni Film Festival 2022: Micaela Ramazzotti e quel desiderio di dar voce alle "donne storte"

di Alessandra De Tommasi

Una, nessuna, centomila Micaela Ramazzotti. L’attrice, che sta per debuttare come regista con il film Felicità, ha nel suo carnet di appuntamenti moltissimi progetti. Li anticipa al Giffoni Film Festival, mano nella mano con la secondogenita Anna di 9 anni: figlia di Paolo Virzì, la piccola ha un fratello maggiore, Jacopo, di 12 anni.

Per la prima volta ospite alla manifestazione campana, la 43enne interprete romana anticipa l’emozione di far parte del progetto The Good Mothers, la serie in autunno su Disney+, oltre all’ambiziosa pellicola di Michele Placido, L’ombra di Caravaggio, anticipata alle CineGiornate di Riccione dal regista. Il biopic, con Riccardo Scamarcio nei panni del pittore, vanta un cast all star che include le stelle francesi Isabelle Huppert e Louis Garrel. La regia del backstage è affidata proprio ad un ex giffoner, Daniele Santonicola.

In occasione di questa partecipazione Micaela Ramazzotti ha spaziato, durante l’incontro stampa prima dell’appuntamento con i giovanissimi giurati, dagli esordi con Carlo Verdone alla scelta dei ruoli che l’hanno portata poi a mettersi in gioco anche dietro la macchina da presa.

Lei spesso definisce “donne storte” quei personaggi sfaccettati che tanto ama interpretare. Perché?

«Ho sempre avuto un debole per personaggi con peculiarità, all’inizio li ho abbracciati per caso, poi per scelta. Sono donne che vivono in mondi subalterni, di sfruttamento, in contesti difficili e trascurate. Hanno una grande sensibilità, ecco perché soffrono: cercano di sopravvivere in questo mondo tanto agguerrito».

Come ha accolto la loro invisibilità?
«È stato il contrario… Ho visitato anche varie volte alcune strutture psichiatriche e mi sono soffermata a partecipare ad incontri con gruppi numerosi (anche 100 persone) di familiari e pazienti e in quel momento mi sono sentita capita».

Vede una maggiore sensibilità nei confronti di questi temi?
«Purtroppo queste situazioni continuano a verificarsi, soprattutto in estate quando aumenta il malessere e diventa tutto più complicato. A volte si tratta della paura di affrontare il mondo, per alcune persone è difficile persino fare la spesa»».

Ne fa parte anche Lena ne L’ombra di Caravaggio?

«Assolutamente sì. In questo progetto interpreto la musa del maestro: la incontra per strada mentre ha sua figlia in braccio e le sembra la Madonna così decide di ritrarla.

D’altronde negli ultimi – ubriaconi, clochard, cortigiane – vedeva anime meravigiose e ne coglieva la sensibilità.»

In The Good Mothers interpreta una donna di ‘ndrangheta. La preoccupazione più grande?
«Rendere giustizia ad una persona realmente esistita»

Oggi è accompagnata sul palco da sua figlia Anna. Com’è nata l’idea di riprendere il suo parto e inserirlo in un film?

«Era Il nome del figlio e con Francesca Archibugi abbiamo pensato fosse una bella idea. In sala parto c’era anche mio marito Paolo ma non sapeva nulla. Interpretavo una scrittrice incinta e in quel momento ero in dolce attesa anch’io. Durante il travaglio, sotto morfina nel bel mezzo del cesareo, mezza intontita sono riuscita anche a dire la battuta “È femmina”. In quel momento si vede Anna venire a mondo».

Nessun dubbio nella scelta?
«Nel privato di solito sono timida e restìa a pubblicare foto dei miei figli, ma al cinema no, quel pudore davanti alla macchina da presa scompare».

Che consigli darebbe a chi vuole seguire le sue orme artistiche?
«Non mi piace mai in una posizione da insegnante, in cattedra…»

Preferisce riceverli? Qual è stato il primo?

«Ero appena 19enne e Carlo Verdone, un grande maestro della commedia all’italiana, mi ha visto esitante e ansiosa sul set e mi ha detto: “A Micaè, viè qua. Va’ e spacca tutto”. Ecco, quelle parole, pronunciate nel mio linguaggio, mi hanno davvero colpita»

Le sembra che rispetto ai suoi esordi le donne abbiano più spazio nello spettacolo?
«Stiamo vivendo un momento importante, pieno di opportunità e mi fa piacere, perché è un’onda positiva che non si sta fermando. Ma tante donne vivono ancora nello sfruttamento e su di loro l’arte dovrebbe puntare il fare. La parità deve riguardare tutti i settori».

Dopo quasi 25 anni di carriera come accoglie le critiche?

«Le accolgo anche se non mi lasciano indifferente. Se sono stimolo per crescita e riflessione sono preziose, anche perché non si cresce con la gente che ti dice sempre che sei brava».

In questi ultimi tempi insicurezze e paure si sono moltiplicate. Da mamma come ha vissuto questo periodo di pandemia?

«Ho visto i miei figli lontani dagli amichetti, alle prese con lezioni online e con una certa paura degli altri, tra mascherine e disinfettanti. Questo però ha reso la giovane generazione più forte, hanno tutti una grande voglia di vivere e libertà. Attenzione però a non perdersi perché gli estremi in genere possono far vacillare».


Ultimo aggiornamento: Sabato 23 Luglio 2022, 21:03
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