Crisi esistenziale e slancio femminista, Barbie esce dal mondo di plastica

Arriva nelle sale l'attesa pellicola sulla bambola Mattel diretta da Greta Gerwig

Crisi esistenziale e slancio femminista, Barbie esce dal mondo di plastica

di Michela Greco

Che succede se la perfetta Barbie, col suo sorriso di plastica e i vestiti rosa confetto, incontra la cellulite, la vergogna paralizzante, i pensieri di morte? Nelle mani di Greta Gerwig, l’attrice e regista (ex) indie statunitense di "Lady Bird" e "Piccole donne" che si è imbarcata nella spericolata impresa di portare al cinema in un'opera live-action la bambola Mattel, la risposta può essere sorprendente. Protagonista del duello-duetto di quest’estate cinematografica con l’attesissimo "Oppenheimer" (i due film, agli opposti, escono contemporaneamente negli Usa il 21 luglio, mentre da noi "Barbie" arriva domani e il film di Nolan solo il 23 agosto), la Barbie incarnata da Margot Robbie fa la sua apparizione con un’epica citazione di "2001 Odissea nello spazio", dove al posto delle scimmie con gli ossi ci sono le bimbe “che possono giocare solo a essere madri” e che , quando vedono comparire quella bellissima bambola bionda, scatenano la loro furia sui bambolotti. Lei, “Barbie stereotipo”, vive nel suo perfetto mondo di plastica fatto di consenso, inclusività ostentata e donne che possono fare ed essere ciò che vogliono, mentre gli uomini sono solo accessori. “Per Ken è un grande giorno solo se Barbie lo guarda”, e a Barbie Land persino l’irresistibile Ryan Gosling deve rassegnarsi alla sua inutilità.

Nella favola-racconto di formazione-pamphlet femminista di Gerwig – scritta col compagno Noah Baumbach – quella bambola può davvero fare tutto, quindi anche saltare all’improvviso nel mondo reale.

Lì il suo sorriso smagliante diventa presto una smorfia: convinta che grazie alle Barbie i problemi del femminismo e dei diritti delle donne fossero stati risolti, si trova invece a subire un costante “sottofondo di violenza”, mentre Ken è investito da un’esaltante celebrazione del maschio. Talmente pop, sopra le righe e “confezionato” da risultare stordente, "Barbie" è comunque zeppo di passaggi divertenti e spiazzanti, e negli sfuggenti sprazzi realistici trova, a tratti, un’autenticità toccante. Agevolata da molti “spiegoni” – coerenti, d’altronde, con la totale naïveté della bambola – emerge la crisi esistenziale della donna-stereotipo, che si credeva un modello e che invece le adolescenti di oggi considerano una fascista, un simbolo del “capitalismo sessualizzato, che fa sentire ogni donna sbagliata”. Il film Barbie è un cortocircuito continuo tra estetica stucchevole e rivendicazione femminile, tra guerra al patriarcato e outfit fosforescenti. Con un messaggio per tutte le bambine: cercare se stesse fuori dalla scatola, al di là delle etichette. Ce lo dice la Mattel. 


Ultimo aggiornamento: Sabato 29 Luglio 2023, 14:28
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