Le Iene, l'ex arbitro Abbattista: «Mi sono dimesso perché sentivo lo schifo». Il documento "fake" e il caso Juve-Inter

Martedì 19 Marzo 2024, 15:14 - Ultimo aggiornamento: 19:20

«Ho rinunciato al più grande amore»

Roma: E quindi stai confermando quello che ci ha raccontato il nostro arbitro anonimo? (Ndr. L’arbitro che ha scelto di mantenere l’anonimato e denunciare pubblicamente quelle che per lui sono gravi anomalie nel sistema arbitrale in Italia).

Abbattista: Allora, sull'arbitro anonimo, sì, però c'è un distinguo Filippo, che io sono qui con la mia faccia, ho rinunciato a 24 anni che, in assoluto, è stato il più grande amore della mia vita, io sono a lutto. Però ha prevalso sulla bilancia della mia scelta la necessità che io non accetto più che qualcuno mi dica se io posso o non posso esprimermi o, peggio ancora, voglia concordare con me una versione. Non c'è da concordare un bel niente. C'è solo da raccontare la verità, perché se noi per primi che dovremmo essere garanti delle regole garanti della verità, impediamo a uno dei nostri di poter parlare per esprimere la verità di una situazione e di un fatto, fanno bene a non crederci, perché siamo noi stessi che ci siamo abbassati con la credibilità e io non lo accettavo più, tant'è che sono qui a parlare con voi.

Roma: Quando ho cercato di intervistare Zaroli sono andato a Nocera Inferiore al 75º anniversario della sezione e gli arbitri lì presenti non mi hanno proprio steso i tappeti rossi.

Abbattista: Ritengo veramente vergognoso che un giornalista che vuole fare chiarezza venga accolto con questa modalità e venga cacciato via con quella veemenza e con quella violenza. Cosa c'è da nascondere? Qual è il problema? Cosa volevano che tu non chiedessi? Ce lo spieghino.

Roma: Come si esce da questo che tu stesso hai definito schifo?

Abbattista: In una sola parola Filippo, Reset.

Roma: Cioè?

Abbattista: Cioè commissariamento. Subito, immediatamente. Perché siamo in uno stato di confusione che richiede, in questo momento, un intervento di pulizia generale. In questo momento non siamo all'altezza di gestire una competizione elettorale. La cosa che serve oggi è riscrivere le regole dell'associazione, con principi di equità, con il senso di giustizia. Dotare l’Aia di un organismo di controllo e di revisione terzo, al di sopra delle parti, lo dobbiamo anche agli italiani, ai tifosi, perché siamo un'associazione di diritto pubblico. Abbiamo dimostrato in vent'anni di aver fallito. Se vogliamo riacquistare la credibilità all'esterno, dobbiamo avere il coraggio in questo momento di partire da zero.

Roma: Ora che sei libero, se tu dovessi fare una critica a Rocchi, che critica faresti?

Abbattista: Siamo in una fase storica dove tutti, nessuno escluso, e quindi anche il valutatore, avrebbero dovuto fare gesti forti come il mio. Perché quando qualcosa inizia a diventare intollerabile bisognerebbe e avremmo probabilmente dovuto tutti fermarci e dimetterci.

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