Alviero Martini, commissariata l'azienda di alta moda: «Borse e accessori prodotti in Cina da lavoratori sfruttati, in nero e clandestini»

Mercoledì 17 Gennaio 2024, 12:26 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 13:18

Le testimonianze

«Vengo pagato 1,25 euro a tomaia (la parte superiore di una scarpa, ndr) durante la settimana dormo sopra la ditta al piano primo presso locali adibiti a dormitorio (...) in una giornata lavorativa produco circa 20 paia di scarpe (...) percepisco un bonifico mensile di circa 600 euro che ci paga il titolare che produce tomaie relative all'azienda Alviero Martini». È solo una delle testimonianze dei lavoratori cinesi impiegati negli opifici che avrebbero lavorato per produrre per conto dell'azienda di alta moda.

I lavoratori, stando agli atti, percepivano paghe al di sotto della soglia di povertà, ossia poco più di 6 euro all'ora, e stavano in luoghi con «micro camere, completamente abusive», con «chiazze di muffa» e con «impianti elettrici di fortuna»".

Un altro operaio ha messo a verbale: «Percepisco 50 centesimi ogni fibbia rifinita (...) non sono mai stato visitato dal medico dell'azienda». Durante la settimana dormivano nei dormitori «abusivi» degli opifici e solo nel fine settimana tornavano nelle loro «abitazioni». Stando alle indagini, per un prodotto venduto sul mercato a 350 euro l'opificio cinese si sarebbe fatto pagare 20 euro. Seguendo la catena dei subappalti della produzione, poi, l'azienda di alta moda, secondo gli investigatori, avrebbe pagato il prodotto finale 50 euro. Venduto, poi, a 350 euro.

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