Virus, «chi vuole ripartire presto dovrà fare più tamponi»
di Simone Canettieri
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Un esempio: perché il Veneto di Luca Zaia spinge per riaprire forte della sicurezza che la curva del contagio si sia drasticamente abbassata? Su 18.402 casi totali di Covid-19 i tamponi effettuati in questa regione sono stati 390.952. Con una percentuale dunque pari al 4,6 % di tamponi positivi. Cosa significa: che il Veneto ha ampliato così tanto le ricerche che alla fine la percentuale è rimasta bassa. E allora Lombardia? Nell'epicentro del coronavirus i numeri sono diversi. E molto. A fronte di 78.605 casi i test sono stati 425.290 finora. Ne esce una media altissima nel rapporto tamponi/paziente positivo: circa il 18%. Ma stiamo parlando però di un territorio che è stato duramente messo alla prova dal virus e che - è l'accusa dei virologi - è partito in ritardo con questo tipo di diagnosi e soprattutto, altro elemento l'ha fatto scattare, molto probabilmente andando a colpo sicuro.
Dunque per la fase 2 i governatori non potranno non tener conto degli errori commessi nel periodo precedente, è l'auspicio del ministero della Salute. Ovviamente in questo ginepraio di medie matematiche e calcoli scientifici c'è un'altra variabile da tener sotto controllo. Un aspetto non secondario: la popolazione delle varie regioni. E qui - consultando la tabella fornita ieri dalla Protezione civile - salta all'occhio un altro dato. La Valle D'Aosta (125mila abitanti) finora ha registrato 1.143 casi positivi ma con 8.484 tamponi. Bene, la Calabria (2milioni di abitanti) ha messo in campo 40mila test trovando fino a questo momento gli stessi positivi della piccola Valle D'Aosta (1.119). Tradotto: se quest'ultima regione avesse messo in campo uno screening molto più vasto non c'è da escludere che i malati di Covid sarebbero aumentati.
E qui si ritorna alla linea del governo e del ministero della Salute: i tamponi sono un'assicurazione sulla popolazione. E secondo molti analisti (a partire da Luca Ricolfi che ieri lo ha spiegato su Il Messaggero) anche un rischio per i governatori che non effettuandoli in massa potrebbe nascondere sotto il tappeto una possibile ricrescita della curva epidemiologica, pur di evitare lo stop alle riaperture. Una mossa fine a se stessa, però. Perché - come si legge sempre nelle linee guida del ministero - tra i parametri da monitorare si fa un riferimento esplicito alle terapie intensive. Quindi: effettuare meno tamponi per evitare che si trovino nuovi casi è una strategia destinata a durare poco. Perché alla fine gli italiani tornerebbero - al di là degli asintomatici - ad ammalarsi. Prendendo di nuovo d'assalto gli ospedali.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Maggio 2020, 10:35
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