"Un ircocervo Di Maio e Salvini". Cos'è e cosa evoca l'animale mitologico di cui parla Berlusconi

"Un ircocervo Di Maio e Salvini". Cos'è e cosa evoca l'animale mitologico di cui parla Berlusconi
Salvini e Di Maio al governo assieme, da soli? «Sarebbe un ircocervo, l'animale mitologico spesso citato dai filosofi antichi come esempio di assurdità, perché in esso convivono caratteri opposti e inconciliabili. E poi perché Salvini dovrebbe fare il socio di minoranza di un governo Cinque Stelle?». Lo dice il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, intervistato dal Corriere della Sera. Ma cos'è questo ircocervo evocato dall'ex presidente del Consiglio ed ex proprietario del Milan?

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CREATURA MITOLOGICA La parola deriva dal latino hircocervus, composta da hircus (capro) e cervus (cervo): designa un animale mitologico - denominato anche tragelafo - descritto come “avente corna di cervo, mento irto per la lunga barba, spalle pelose, impeto velocissimo nel primo correre, e facilità a stancarsi subito”.

Col tempo, come spiegato appunto da Berlusconi, si è indicato con ircocervo un uso metaforico, per riferirsi a cose assurde o irreali. Non è la prima volta che viene usato in politica: già in periodo di seconda guerra mondiale, Benedetto Croce aveva accusato il socialista Guido Calogero di irrealismo, in riferimento al liberalsocialismo: per Croce, Calogero aveva tentato con lo stesso di unire due concetti inconciliabili.


BERLUSCONI SI FIDA DI SALVINI «Io rimango fedele ai patti: ho detto in campagna elettorale che la forza politica del centrodestra che avrebbe ottenuto più voti avrebbe avuto il diritto di indicare il premier. Salvini ha il diritto e il dovere di provare a formare un governo, per attuare i programmi che abbiamo proposto agli italiani. I cittadini attendono risposte sul lavoro, sulle tasse, sulle soglie di povertà, sull'emergenza criminalità. La classe dirigente deve dimostrare di aver capito la lezione», ha detto il Cavaliere.

Si fida di Salvini?, gli viene chiesto. «Non ho mai avuto motivo di non fidarmi - risponde -. Mi ha sempre lealmente detto quello che intendeva fare. Quando non l'ho condiviso ne abbiamo discusso e abbiamo trovato insieme la soluzione migliore». Quindi aggiunge: «Se la coalizione si rompesse, oltre a essere tradito il mandato degli elettori, nessuno di noi avrebbe più titolo per rivendicare la guida del governo».

Secondo l'ex premier, una figura terza per Palazzo Chigi dovrebbe essere solo un'extrema ratio. «Sinceramente preferisco un governo guidato da chi ha vinto le elezioni.
E con questo intendo il centrodestra, se unito. I Cinque Stelle hanno ottenuto un buon risultato, ma sono arrivati secondi».

Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Marzo 2018, 14:15
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