Due procure indagano sul naufragio
Gli inquirenti acquisiranno le immagini riprese dall'aereo e dall'elicottero italiani intervenuti e tutte le conversazioni intercorse tra i vari soggetti che, a vario titolo, si sono occupati del soccorso, per capire se ci sono state falle, negligenze, omissioni o colpevoli ritardi. Secondo quanto è stato possibile appurare finora, tutto è cominciato venerdì mattina quando la guardia costiera libica, alle 11.30 locali, ha inviato una motovedetta del distaccamento di Al Khoms in soccorso di un gommone con «presunti 50 migranti a bordo» localizzato a 42 miglia nautiche a nord di Garabulli. Dopo un'ora di navigazione, però, la motovedetta ha avuto un'avaria ed è stata costretta a rientrare. A quel punto i libici hanno dirottato sul posto il mercantile Cordula Jacob, battente bandiera liberiana, per fornire assistenza al gommone. Nel frattempo, alle 13.30 circa, Cincnav - il Comando della Squadra navale italiana - comunica che un pattugliatore P72 dell'Aeronautica militare in volo nell'ambito dell'operazione Mare Sicuro ha avvistato il gommone in difficoltà, con circa 20 persone a bordo, a 50 miglia a nord-est di Tripoli, sempre in area di Ricerca e soccorso libica. L'aereo getta in mare due zattere di salvataggio. A questo punto - ma la tempistica non è nota - viene allertata la nave della Marina Caio Duilio, che incrocia a 110 miglia nautiche (circa 200 chilometri) da dove si trova il gommone: subito viene disposto il decollo di un elicottero Sh90 che, giunto sul posto, salva i tre naufraghi, due su una zattera e l'altro in mare. Il secondo gommone di salvataggio è vuoto.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 21 Gennaio 2019, 09:34
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