Gezi Park, condanna 'ecologista' per il poliziotto
con lo spray urticante: ecco cosa dovrà fare

Gezi Park, condanna 'ecologista' per il poliziotto ​con lo spray urticante: ecco cosa dovrà fare

di Valeria Arnaldi
ROMA - Obbligato a piantare seicento alberi. È una pena ambientalista quella che è stata comminata all'agente di Gezi Park, a Istanbul, che due anni fa, durante i violenti scontri per il parco – l'agente difendeva chi voleva distruggerlo - spruzzò gas urticante contro l'urbanista Ceyda Sungur, la «donna in rosso», sola e inerme davanti a lui.





L'agente è stato condannato a piantare gli alberi e a prendersene cura per almeno sei mesi. Una condanna esemplare per un gesto che, fotografato, divenne subito simbolo di una violenza insensata. «Non c'era bisogno di usare lo spray contro la donna», ha riconosciuto perfino il capo della Polizia di Beyoglu, il quartiere del parco, durante il processo, lo scorso marzo.



Ora, però, è lo stesso capo della polizia a essere sotto processo, accusato di aver bruciato le tende di alcuni dimostranti. Secondo testimoni, sarebbe stato lui a dare l'ordine di usare lo spray urticante contro i manifestanti. La fotografia, che all'epoca fece il giro del mondo, prova solo la responsabilità dell'agente. La condanna, però, tocca tutte le forze dell'ordine, perché va a minare il clima di impunità che ha protetto i responsabili e i protagonisti delle forze di sicurezza responsabili delle violenze di Gezi, che causarono la morte di otto persone e il ferimento di più di ottomila.



Mentre il popolo del parco festeggia sui social network questa forma di giustizia poetica, in Turchia non mancano le proteste. A partire da quella di Fatih Zengin, condannato a venti mesi di prigione, con pena sospesa, per «violenze fisiche» e «cattiva condotta professionale». La lentezza e, più ancora, la poca trasparenza nei processi contro l'uso della forza per allontanare i manifestanti sono state denunciate più volte dagli osservatori internazionali, inclusa Amnesty International. Poetica, dunque, ma anche concreta, ora la giustizia ha deciso di far sentire la sua voce.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Giugno 2015, 07:45
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